La Commissione europea ha bocciato definitivamente la manovra economica e ora è iniziato il percorso che dovrebbe condurre all’apertura della procedura d’infrazione contro l’Italia per deficit eccessivo. Nel governo si fanno strada i “possibilisti”, con in testa il ministro degli Affari europei Paolo Savona, quelli cioè che sarebbero pronti a ritoccare la manovra per favorire una negoziazione con Bruxelles evitando la procedura. Ma a questo punto può permettersi il governo di tornare indietro? No, secondo il filosofo Paolo Becchi, intervistato da Lo Speciale.
Il ministro Savona parla di situazione grave e sembra aprire a possibili modifiche. E’ davvero questa la strada giusta?
“Sono sorpreso da alcune dichiarazioni messe in bocca a Paolo Savona e che testimonierebbero una volontà di riscrivere la manovra. Trovo molto strano che possa essersi spinto ad assumere delle decisioni del genere. Penso che il Governo non debba modificare nulla, perché questa manovra rappresenta il minimo sindacale. Se c’è il rischio di una procedura d’infrazione il deficit andrebbe addirittura aumentato, non diminuito. Dico questo perché non è l’Italia a stare dalla parte del torto, bensì l’Europa”.
D’accordo, però il coltello dalla parte del manico ce l’hanno i commissari europei, o no?
“I commissari europei stanno applicando i parametri del Fiscal Compact che prevedono il pareggio di bilancio ed uno sforamento minimo del deficit, ma su questo punto sono del tutto incompetenti. Il Fiscal Compact è infatti un trattato intergovernativo e il compito della Commissione è invece quello di vigilare sul rispetto dei dettami contenuti nei trattati europei; dove lo sforamento del rapporto deficit-pil è fissato fino al 3% con la possibilità di andare anche oltre per un periodo molto limitato se si rende necessario il ricorso ad investimenti pubblici. Non capisco perché nessuno, Savona in testa, sollevi questa questione del Fiscal Compact e di come la Commissione non abbia alcun titolo per imporne i criteri”.
Quindi per evitare la procedura d’infrazione cosa dovrebbe fare il governo?
“Non certo andare a parlare con Juncker, incontro che sarebbe del tutto inutile. Cosa andiamo a dire al presidente della Commissione? L’Italia non può fare nessun passo indietro. Avrebbe una strada da percorrere per fronteggiare l’assalto dello spread”.
Quale?
“Far comprare il proprio debito ai cittadini. C’è ancora tanto risparmio privato in circolazione e andando in banca si potrebbero acquistare i Btp. Non è vero che non li compra più nessuno, il problema è rappresentato dalle banche che non li vendono. L’ho provato io stesso. Sono andato in banca dove mi hanno proposto ogni tipo di prodotto, derivati, fondi vari, ma mi hanno risposto che i Btp non si possono acquistare. Sono stato costretto a rivolgermi ad una società di intermediazione immobiliare. Le banche su questo tipo di operazione guadagnano molto poco”.
Se è così allora come risolvere il problema?
“Basterebbe che il ministro Tria lanciasse una campagna promozionale rivolta a tutti i cittadini che hanno le possibilità economiche per acquistare i Btp, rivolgendosi magari alle Poste che oggi svolgono in maggioranza servizi bancari, delegando il pagamento delle bollette ai tabaccai. Acquistare Btp è un investimento per il cittadino. Se io gioco in borsa e perdo tutti i soldi che ho, acquistando Btp al 4% ottengo un rendimento comunque superiore alla soglia di inflazione. Sarebbe un grandissimo guadagno”.
Ma il governo non sembra aver preso in considerazione questa cosa?
“Il governo alle volte mi sembra incapace di gestire le situazioni. Ha messo tempo ad emettere Btp e poi si lamenta che non li compra nessuno. Ma per essere acquistata la merce deve essere venduta e promossa. Non bisogna tornare indietro, ma andare avanti. Senza escludere il ricorso ad una moneta parallela. Si cita il contratto di governo per qualsiasi questione, ma nessuno ricorda che in esso si parla dei minibot, ossia titoli di stato di piccolo taglio per pagare le aziende creditrici dello Stato. Ci stanno pensando o no a questa soluzione? Io non sono al governo, ma non mi pare che nessuno stia preparando i minibot visto che non se ne parla minimamente”.
Vede rischi per i risparmi degli italiani?
“Siamo sotto attacco, questo è sotto gli occhi di tutti. La procedura d’infrazione non è cosa da poco, è vero che ci vorrà tempo prima di attivarla, ma il segnale per i mercati è comunque negativo. Il sistema creditizio è a rischio e con esso l’intero sistema delle imprese che vive con l’accesso al credito. Quando si è sotto attacco bisogna difendersi. Spero di sbagliarmi, ma non vedo adesso una grande capacità di difesa. Ci stiamo avviando verso una nuova recessione e dobbiamo ancora uscire da quella precedente. Siamo l’unico Paese che deve ancora smaltire la vecchia recessione e questo grazie a tutti i governi che abbiamo avuto negli ultimi anni. L’unico modo per uscirne era aumentare il deficit. Non ce l’hanno permesso, ma adesso gli strumenti per difenderci ci sono. Iniziando con i minibot si potrà arrivare ad una moneta nazionale parallela all’euro. Ma se neanche ci si pensa…”
FONTE: https://www.lospecialegiornale.it/manovra-bocciata-parla-becchi-siamo-sotto-attacco-e-lora-dei-minibot/
Come dice Paolo Becchi, e come penso io, il governo, come sempre negli italiani, non si pensa con progetti chiari , ma si affida al solito “dopo vedremo”
Il “dopo vedremo” è quello che ha portato a Caporetto, alla disfatta nella Seconda Guerra mondiale ed a tante altri tracolli economici e politici. “dopo vedremo” dico anche io , aspettando cosa combinano i politici eletti per cambiare, finalmente !