Dove andranno gli Europei dell'ISIS?
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
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Mons. Benigni e Mons. Guérard des Lauriers
Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
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Segnalazione del Centro Studi Federici
A pochi giorni dal giorno del ricordo delle foibe e dell’esodo ddelle popolazioni giuliane, istriane e dalmate, pubblichiamo alcune pagine tratte dal volume “Sopravvissuti alle deportazioni in Jugoslavia” (AA.VV., Bruno Fachin Editore, 1997). Si tratta della testimonianza del padre Albino Simpliciano Gomiero: “Erano venuti a prendermi in convento”, in particolare il paragrafo: “ Le messe clandestine”.
(…) La prima domenica di quaresima (23 febbraio 1948) mi svegliai presto. Sentii mio vicino di destra, il Padre Kreso, stava pregando. Era sdraiato su un fianco e mi voltava le spalle. Dopo il segnale della sveglia vidi che passava agli altri qualcosa in un fazzoletto bianco. Nel fazzoletto c’era una scatola, ognuno prendeva qualcosa e la metteva in bocca. Padre Kreso la passò pure a me. “Se vuoi comunicarti…”. La Comunione! Cristo in carcere! Il Signore in galera con noi! La scatola conteneva pezzetti di pane. Padre Kreso aveva celebrato. ”Attenzione! Che non ti veda il serbo sobni starjesina, e attenzione anche al prete ortodosso!”. Mi comunicai e passai il Santissimo agli altri. Mi spiegò più tardi padre Eterovic, il poliglotta che studiò a Gerusalemme, che ogni domenica facevano così, quando ricevevano dai pane genuino e uva passa: a turno, un sacerdote celebrava la messa consacrando il vino estratto dall’uva passa. Niente paramenti sacri e candele. Il calice era un barattolo di conserva, la pisside, una piccola scatola; il messale, alcune paginette di carta igienica che riportava per esteso la messa della Madonna “Salve, Sancta Parens”, scritta a matita. Quanta tristezza invadeva i nostri cuori quando giungeva ai nostri orecchi il suono di una campana che annunciava il giorno del Signore. Continua a leggere