I.M.B.C., Modena, 20/10/2018: per Cristo Re contro il '68

Risultati immagini per convegno di Modena IMBCQuest’anno parteciperanno alcuni sostenitori del nostro Circolo “Christus Rex – Traditio”
Segnalazione del Centro Studi Federici

Si invitano gli interessati a iscriversi al più presto al pranzo. Grazie.
 
Sabato 20 ottobre 2018, presso il salone delle conferenze del “Ristorante Vinicio” a Modena, in Via Emilia Est n. 1526, fraz. Fossalta, 
la rivista “Sodalitum” e il Centro Studi “Giuseppe Federici” presentano la XIII GIORNATA PER LA REGALITÀ SOCIALE DI CRISTO, col seminario di studi:
 “NON SERVIAM: IL ’68 CONTRO IL PRINCIPIO DELL’AUTORITÀ”.
Vi sarà un’esposizione di libri e oggettistica a cura di case editrici e associazioni culturali.
 
Programma della giornata:
– ore 10,30 caffè di benvenuto.
– ore 11,00 recita del “Veni Sancte Spiritus”, presentazione della giornata e apertura dell’esposizione.
– ore 11,15 prima lezione: “LE BASI DEL NUOVO DIRITTO DI FAMIGLIA: CONTRO L’AUTORITÀ DEL PADRE”.
– ore 12,15 pausa per il pranzo.
– ore 15,00 seconda lezione: “’HUMANAE VITAE E CONTRACCEZIONE: LA DESISTENZA DELL’AUTORITÀ”.
– ore 16,00 pausa.
– ore 16,30 terza lezione: “IL VATICANO II ANTICIPAZIONE DEL ’68: LA QUESTIONE DELL’AUTORITÀ NELLA CHIESA”.
– ore 17,30 conclusione della giornata con il canto del “Christus Vincit”.
 
Le lezioni saranno tenute da don Francesco Ricossa, direttore della rivista “Sodalitium”.
L’ingresso al seminario di studi e all’esposizione è libero. Non è permessa la distribuzione di materiale informativo da parte di associazioni non accreditate con l’organizzazione.
La quota per il pranzo (che comprende anche la colazione del mattino e le bevande della pausa del pomeriggio) è di 30,00 euro a persona. E’ necessario iscriversi al pranzo entro giovedì 16 ottobre 2018 presso il Centro Studi Giuseppe Federici.

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don Ricossa (IMBC): L'invalidità della "canonizzazione" di Paolo VI (Montini)

Risultati immagini per don Francesco RicossaAbbiamo letto il comunicato della Fraternità San Pio X in cui noi poveri mortali non siamo stati in grado di comprendere se la “canonizzazione” di Montini sia valida oppure no. Abbiamo ascoltato questa omelia e l’invalidità appare lapalissiana nella chiara esposizione dell’argomentare cattolico. Restiamo convinti che la soluzione non potrà essere la Tesi di Cassiciacum, ma in questa omelia troviamo l’immutabile Magistero della Chiesa.
Segnalazione del Centro Studi Federici

Segnaliamo l’omelia di don Francesco Ricossa sulla cosiddetta “canonizzazione” di Paolo VI, tenuta nella chiesa di San Luigi Gonzaga ad Albarea (FE) il 14 ottobre 2018:

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“Colombo è uomo nostro”

Risultati immagini per Colombo è uomo nostroSegnalazione del Centro Studi Federici

Enciclica Quarto Abeunte Saeculo di Leone XIII, 16/7/1892
 
Ai Venerabili Fratelli Arcivescovi e Vescovi di Spagna, d’Italia e delle Americhe.
Venerabili Fratelli, salute e Apostolica Benedizione.
 
Allo spirare del quarto secolo dal giorno in cui, auspice Iddio, un uomo Ligure approdò, primo fra tutti, di là dell’Oceano Atlantico a lidi sconosciuti, i popoli sono lieti di celebrare con sentimenti di gratitudine la memoria di quel fatto, e di esaltarne l’autore. Certamente non si saprebbe trovare agevolmente un motivo più degno di questo d’infervorare gli animi e destare entusiasmo. Infatti, l’impresa in se stessa è la più grande e meravigliosa di quante mai se ne videro nell’ordine delle cose umane: e colui che la portò a compimento non è paragonabile che a pochi di quanti furono grandi per tempra d’animo e altezza d’ingegno. Un nuovo mondo sorse per merito suo dall’inesplorato grembo dell’Oceano: centinaia di migliaia di creature vennero dall’oblio e dalle tenebre a integrare la famiglia umana; dalla barbarie furono condotte alla mansuetudine ed alla civiltà: e quel che infinitamente più importa, da perdute che erano, furono rigenerate alla vita eterna mercé la partecipazione dei beni che Gesù Cristo procurò.

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Rieducazione comunista in salsa bolognese

Risultati immagini per musulmani a culo in suSegnalazione del Centro Studi Federici

Polizia Municipale a ‘scuola’ di antirazzismo. Seminari sul tema della società multiculturale con docenti musulmani e sinti
 
Un corso di formazione antirazzista per i vigili urbani di Bologna. E’ l’incarico affidato dal Comune all’associazione Eos, che per un anno si occuperà di laboratori e seminari per dirigenti e funzionari della Polizia municipale, sul tema delle differenze e della società multiculturale. Tra i docenti anche il presidente dell’Ucoii e della Comunità islamica bolognese, Yassine Lafram, e il numero uno dell’associazione sinti italiani di Bologna, Luigi Chiesi, insieme a Marina Pirazzi, fondatrice di Eos. Il progetto costerà poco meno di 5.000 euro. 
 
Nel Piano locale contro le discriminazioni, il Comune di Bologna aveva previsto “specifiche attività di formazione rivolte al personale sul tema delle differenze e della società multiculturale” quindi “sviluppare un progetto di formazione rivolto al personale di Polizia municipale, riguardante l’organizzazione dei servizi di polizia locale all’interno di una società transculturale”.

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San Francesco d’Assisi e mons. Umberto Benigni

Risultati immagini per San Francesco patrono d'Italia
 
Segnalazione del Centro Studi Federici

 
 
Ristampa della “Storia Sociale della Chiesa” di mons. Umberto Benigni a cura del Centro Librario Sodalitium:
 
 
 

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Com’è umano lei

A statue of first Israeli prime minister David Ben Gurion seen at the departure hall of Ben Gurion International Airport. October 05, 2016. Photo by Nati Shohat/FLASH90 *** Local Caption *** 
Segnalazione del Centro Studi Federici

Nello stato  d’Israele, che si definisce “esclusivamente ebraico” (legge approvata alla Knesset il 19/7/2018), dopo molte opposizioni ed esitazioni è stato concesso ai non ebrei uno spazio di preghiera all’aeroporto di Tel Aviv (seppur con una cartellonistica discreta per evitare atti di vandalismo da parte degli ebrei ortodossi).
 
Sale di preghiera per cristiani e musulmani all’aeroporto di Tel Aviv
In una nuova ala del Terminal 3 dell’aeroporto internazionale israeliano sono state aperte due sale distinte per la preghiera dei non ebrei
 
Due mani aperte nel gesto della preghiera, sopra una scritta in ebraico, in arabo e inglese. Nella nuova ala E del Terminal 3 dell’aeroporto Ben Gurion – l’aeroporto internazionale di Israele – un cartello semplice e non confessionale indica da qualche settimana le «stanze della preghiera». Ambienti semplici, aperti senza troppo clamore, ma che segnano un gesto importante: il debutto di uno spazio pubblico pensato per la vita spirituale dei non ebrei in un ambiente tra i più frequentati di Israele.
Esisteva ovviamente già una sinagoga nell’aeroporto Ben Gurion, come in tutti i più importanti luoghi di incontro israeliani. Ed era già dal 2006 che l’autorità aeroportuale aveva parlato dell’idea di aprire nel nuovo Terminal uno spazio per la preghiera non ebraica, anche in ragione del fatto che musulmani e cristiani rappresentano insieme quasi il 20% della popolazione israeliana e frequentano come tutti gli altri l’aeroporto. Questo progetto si era perso però nei meandri della burocrazia, finché a rilanciarne l’esigenza è stato un incidente singolare: nel 2015 nel giorno di Simchat Torah – una festività ebraica, durante la quale gli ebrei religiosi non viaggiano – una famiglia di turchi musulmani in transito dall’aeroporto ha scambiato la sinagoga completamente vuota per una moschea e si è messa lì a pregare, utilizzando addirittura i tallit (i manti della preghiera della tradizione ebraica) come tappeti. Quando qualche passante se n’è accorto e glielo ha fatto notare la famiglia ha immediatamente interrotto la propria preghiera scusandosi, mostrando così di essere in buona fede e di non aver avuto alcun intento provocatorio. Ma le immagini erano comunque troppo ghiotte per non circolare sui social.

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Il Vicino Oriente sotto una cattiva stella

Risultati immagini per Vicino Oriente sotto cattiva stellaSegnalazione del Centro Studi Federici

Il blog oraprosiria ha segnalato un interessante articolo per comprendere meglio i retroscena della guerra alla Siria.
 
La ‘Grande Israele’: la guerra alla Siria come parte del processo di espansione territoriale israeliana.
 
Il seguente documento relativo alla formazione della “Grande Israele” costituisce la pietra angolare di potenti fazioni sioniste all’interno dell’attuale governo Netanyahu, del partito Likud, nonché all’interno dell’establishment militare e dell’intelligence israeliani .
Il presidente Donald Trump ha confermato senza mezzi termini il suo sostegno agli insediamenti illegali di Israele (ivi compresa la sua opposizione alla risoluzione 2334 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, relativa all’illegalità degli insediamenti israeliani nella West Bank occupata). Inoltre, spostando l’ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme e permettendo l’espansione degli insediamenti israeliani nei territori occupati e non solo, il presidente degli Stati Uniti ha fornito una approvazione di fatto del progetto “Greater Israel” (Grande Israele) come formulato nell’ambito del Piano Yinon.
Tenete a mente: questo progetto non è strettamente un progetto sionista per il Medio Oriente, esso è parte integrante della politica estera degli Stati Uniti, ovvero l’intento di Washington di fratturare e balcanizzare il Medio Oriente. La decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele ha lo scopo di innescare l’instabilità politica in tutta la regione.
Secondo il padre fondatore del sionismo Theodore Herzl, “l’area dello Stato ebraico si estende: “Dal ruscello dell’Egitto fino all’Eufrate”. Secondo Rabbi Fischmann, “La Terra Promessa si estende dal fiume dell’Egitto (il Nilo) fino all’Eufrate, includendo parti della Siria e del Libano”.

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I Martiri di Castelfidardo / II parte

Risultati immagini per battaglia di CastelfidardoSegnalazione del Centro Studi Federici

Il 18 settembre ricorre l’anniversario della battaglia combattuta nel 1860 tra Loreto e Castelfidardo, che vide contrapposti l’esercito pontificio e l’armata sarda, ormai italiana. Ricordiamo gli eroi pontifici che si immolarono per la causa papale con delle commoventi citazioni tratte dall’opera in quattro volumi di Mons. Alberto Canestrari,: “L’anima di Pio IX quale si rivelò e fu compresa dai Santi” (Marino, Tipografia Santa Lucia, 1966). Mons. Canestri attinse le informazioni dal libro del marchese Anatole de Ségur: “I Martiri di Castelfidardo” (Parigi 1861).
 
MORTI DOPO LA BATTAGLIA.
I sopravvissuti a più lento spasimo per spegnersi nelle terre che il Papa perdeva. Dopo qualche nome dei caduti sul campo di battaglia, l’illustre raccoglitore del florilegio di questi Martiri passò ad edificare i lettori coi meravigliosi esempi di fortezza che offersero alcuni  di quelli che non spenti subito nel silenzio della morte, poterono con la voce del sangue far sentire ancora per qualche giorno la grandezza delle loro anime sui duri giacigli, altare di più tormentosa consumazione del loro olocausto. (Canestrari p.148)

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I martiri di Castelfidardo / I parte

Risultati immagini per battaglia di Castelfidardo
Segnalazione del Centro Studi Federici

Il 18 settembre ricorre l’anniversario della battaglia combattuta nel 1860 tra Loreto e Castelfidardo, che vide contrapposti l’esercito pontificio e l’armata sarda, ormai italiana. Ricordiamo gli eroi pontifici che si immolarono per la causa papale con delle commoventi citazioni tratte dall’opera in quattro volumi di Mons. Alberto Canestrari: “L’anima di Pio IX quale si rivelò e fu compresa dai Santi” (Marino, Tipografia Santa Lucia, 1966). Mons. Canestri attinse le informazioni dal libro del marchese Anatole de Ségur: “I Martiri di Castelfidardo” (Parigi 1861).
 
I MORTI SUL CAMPO.
A Castelfidardo e a Loreto, una messa di requiem viene celebrata per i Caduti delle due parti. I morti nei due fronti sono provvisoriamente sepolti sul luogo dello scontro. 
PONTIFICI. Morti 7 ufficiali, 81 soldati, per un totale di 88 caduti raccolti sul campo. “I corpi di quei valorosi (pontifici) morti egli (Cialdini) confuse insieme in un’ampia fossa…” (O’Clery 1893: 2165-218).

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Vienna, 12 settembre 1683 – la Cristianità respinge l'invasione islamica

Risultati immagini per la battaglia di ViennaSegnalazione del Centro Studi Federici

La battaglia di Vienna, Anno Domini 1683
Lo scenario politico-militare nella seconda metà del Seicento – secolo alquanto travagliato – appare oscuro e denso d’incertezze. La Guerra dei Trent’Anni (1618-1648), devastante guerra di religione, fu anche un confronto politico-militare fra la Casa regnante francese dei Borbone e quella degli Asburgo. L’intento era quello di togliere agli Asburgo l’egemonia sulla Germania, che derivava loro dall’autorità imperiale. Per raggiungere questo scopo Armand du Plessis, meglio noto come cardinal Richelieu (1585-1642), inaugurando una politica fondata sul mero interesse nazionale a scapito di una visione europea e cattolica, si alleò con i principi protestanti. I Trattati di Westfalia del 1648 sancirono l’indebolimento definitivo del Sacro Romano Impero. È così che sulla Germania, devastata, divisa fra cattolici e protestanti e separata politicamente, si stabilisce l’egemonia del re di Francia, Luigi XIV (1638-1715). Egli non esita a cercare perfino l’alleanza dell’Impero ottomano, del tutto avverso ad ogni ideale cristiano ed europeo. Sul finire del secolo dunque l’Europa è prostrata, divisa in se stessa tra fazioni religiose e lotte dinastiche, con una crisi economica e demografica conseguente alla guerra, che la resero quanto mai vulnerabile.
 
L’offensiva islamica
L’impero ottomano, che aveva conquistato i paesi balcanici fino alla pianura ungherese, il 1° agosto 1664 era stato temporaneamente bloccato dagli eserciti imperiali guidati da Raimondo Montecuccoli (1609-1680) nella battaglia di San Gottardo, in Ungheria. Poco dopo però, sotto la guida strategica del Gran Visir Qara Mustafā (1634-1683), l’offensiva riprende, incoraggiata paradossalmente da Luigi XIV e dalla sua disinvolta politica anti-asburgica. Non poteva esserci momento più favorevole per una campagna vittoriosa e ormai il cuore dell’Europa era alla portata delle armate ottomane. Pressoché isolata, soltanto la Repubblica di Venezia impedisce ai Turchi di ottenere il dominio nell’Egeo, nella Grecia e nella Dalmazia. Si trattava però di una lotta ormai impari e, infatti, culminò nella perdita di Candia nel 1669, nonostante le eroiche gesta di Francesco Morosini (1618-1694). Nel 1672 la Podolia – una parte dell’attuale Ucraina – viene sottratta alla Polonia e nel gennaio del 1683, ad Istanbul, le armate ottomane volgono in direzione dell’Ungheria. È un immenso esercito quello che si mette in marcia verso il cuore dell’Europa, sotto la guida di Qara Mustafā e di Maometto IV (1641-1692). Il disegno che essi tentarono di realizzare era quello di una sorta di “grande Turchia europea e mussulmana” di cui Vienna doveva essere la futura capitale; una città che a sua volta sarebbe stata una testa di ponte verso il resto dell’Europa assediata e destinata alla sconfitta. Le poche forze imperiali rimaste – rinforzate dalle milizie ungheresi guidate dal duca Carlo V di Lorena (1643-1690) – tentarono invano di resistere. Il gran condottiero al servizio degli Asburgo prese il comando, benché reduce da una gravissima malattia, dalla quale – si disse – l’avevano salvato le preghiere di un padre cappuccino, noto a molti come padre Marco da Aviano. Padre Marco era stato inviato dal Papa Innocenzo XI presso l’Imperatore per perorare la causa della crociata anti-turca. Il primo atto di padre Marco fu quello di chiedere che in tutte le insegne imperiali fosse riportata l’immagine della Madre di Dio. Da allora le bandiere militari austriache porteranno sempre l’effigie della Madonna per i successivi due secoli e mezzo. Solo Adolf Hitler dopo la sua ascesa al potere le farà togliere.

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