Zichichi sui buchi neri: “Non è una scoperta, non sappiamo cosa farcene”

Se sono entusiasta dello scatto del buco nero? No, è ovvio che doveva esser così, non è affatto una scoperta. E’ la foto di una cosa che doveva esistere, un oggetto talmente potente nella sua forza gravitazionale che non rilascia nemmeno la luce”. E’ un Antonio Zichichi molto critico quello intervenuto a Un Giorno da Pecora, su Rai Radio1, per commentare la straordinaria foto del buco nero diffusa ieri. “Il progresso nasce dagli esperimenti che possiamo fare nei nostri laboratori. Dei buchi neri non sappiamo cosa farcene”, ha proseguito lo scienziato. Insomma, potremmo quasi dire: chi se ne importa della foto dei buchi neri. “Si, certo, assolutamente”. Non è entusiasta di questo scatto che ha fatto il giro del mondo… “Non dico proprio questo, ma quel che facciamo in laboratorio è di gran lunga più importante”.

fonte – https://www.lastampa.it/2019/04/12/scienza/zichichi-sui-buchi-neri-non-una-scoperta-non-sappiamo-cosa-farcene-Wq5mbnVFnR7iwmNdV4W6ON/pagina.html

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Valori cristiani e famiglia, così Orban sfida l’Europa

Vikor Orbán durante l’annuale discorso sullo stato della Nazione a Budapest. Sul podio la scritta «Prima gli ungheresi!»Vikor Orbán durante l’annuale discorso sullo stato della Nazione a Budapest. Sul podio la scritta «Prima gli ungheresi!»

monica perosino 12/02/2019
«Abbiamo bisogno di bambini ungheresi». Pausa. Viktor Orbán alza lo sguardo verso la platea immobile e silenziosa del castello di Buda. L’accento è sulla parola «ungheresi». «Non abbiamo bisogno di migranti, ma di bambini ungheresi». Lo ribadirà più volte nell’annuale discorso sullo stato della Nazione, un invito a contrastare la bassa natalità del Paese assediato da orde di migranti – «terroristi» – pronti a «invadere il Paese» che il suo muro è per ora riuscito a fermare. La narrativa del premier ultraconservatore sembra immutata da 12 anni, da quando è al potere. Aveva iniziato il suo discorso con l’entusiasmo di «un’economia che cresce da sette anni» grazie «alle politiche di governo e a dio». Ma è il gran finale ad effetto che strappa l’ovazione della sala gremita: «Viviamo in tempi in cui nascono sempre meno bambini in tutta Europa. I popoli dell’Occidente rispondono con l’immigrazione. Ma noi ungheresi la vediamo in una luce diversa. Non abbiamo bisogno di numeri, ma di bambini ungheresi».

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fonte – https://www.lastampa.it/2019/02/12/esteri/valori-cristiani-e-famiglia-cos-orban-sfida-leuropa-mgADklOs6FY6hAvYctTQkJ/amphtml/pagina.amp.html

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Il bacio storico tra Bergoglio e il Grande Imam di Al-Azhar

L’apostasia delle gerarchie conciliari continua. Parte ufficialmente con il documento Nostra Aetate del Conciliabolo Vaticano II, prosegue coi tradimenti filo protestanti e sincretisti di Montini, col bacio del Corano di Wojtyla, con Ratzinger scalzo nella moschea blu di Istanbul, infine col bacio tra Bergoglio e il grande Imam. Una Chiesa ecumenista non è cattolica perché relativista. (N.d.R.)
«La fede porta il credente a vedere nell’altro un fratello da sostenere e da amare». Inizia con queste parole la prefazione al documento sulla “Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune” firmato ad Abu Dhabi negli Emirati Arabi Uniti da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar; testo definito come «una dichiarazione comune di buone e leali volontà», in cui ci si impegna in quanto uomini di fede ad «adottare la cultura del dialogo come via, la collaborazione comune come condotta, la conoscenza reciproca come metodo». Continua a leggere

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Il ministro degli Esteri ungherese Szijjarto: “Migranti, noi e Salvini pionieri. Il nostro popolo prima di tutto”

«Alle Europee il sovranismo si imporrà. L’immigrazione non è la risposta giusta, sia in materia demografica che sui temi del lavoro»
éter Szijjarto, 40enne ministro degli Esteri ungherese prima va dritto al bersaglio: «Noi e Salvini siamo dei pionieri, entrambi abbiamo dimostrato che l’immigrazione può essere fermata. Lui l’ha fatto via mare in Mediterraneo, noi ungheresi via terra, lungo i Balcani». Sono le basi per un’alleanza? «Le nostre rappresentano più che altro posizioni condivise sul tema dell’immigrazione che non saranno “politically correct”, ma senza dubbio pongono come priorità la questione della sicurezza dei… continua
fonte – https://www.lastampa.it/2019/01/27/esteri/il-ministro-degli-esteri-ungherese-szijjarto-migranti-noi-e-matteo-pionieri-il-nostro-popolo-prima-di-tutto-SRNMyiRPtgyikOFVCyQhdK/premium.html

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Salvini ha contro la Chiesa di Bergoglio ed entra nel cuore dei guai vaticani

Dagli immigrati al decreto sicurezza, sempre più distanti le posizioni del pontificato Bergoglio da quelle del leader leghista e ministro dell’interno.

“La Chiesa è scesa in campo contro di noi. Me l’aspettavo”. Erano tanti gli indizi che aveva raccolto, Matteo Salvini, che non è amato da Papa Francesco. Ne ha avuto già conferma quando si è visto respingere più di una richiesta di incontro. In quanto vicepremier vorrebbe conoscere il pontefice, senza nascondere le distanze, le differenze. In primis l’immigrazione. Ma sono proprio queste che tengono il capo leghista lontano dal Tevere e da via della Conciliazione. L’ultima in ordine di tempo, il decreto sicurezza che vescovi italiani e alcune importanti comunità cattoliche definiscono non solo disumano (dando fiato ai sindaci “obiettori di coscienza”), ma contrario alla Costituzione.

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Com’è umano lei

A statue of first Israeli prime minister David Ben Gurion seen at the departure hall of Ben Gurion International Airport. October 05, 2016. Photo by Nati Shohat/FLASH90 *** Local Caption *** 
Segnalazione del Centro Studi Federici

Nello stato  d’Israele, che si definisce “esclusivamente ebraico” (legge approvata alla Knesset il 19/7/2018), dopo molte opposizioni ed esitazioni è stato concesso ai non ebrei uno spazio di preghiera all’aeroporto di Tel Aviv (seppur con una cartellonistica discreta per evitare atti di vandalismo da parte degli ebrei ortodossi).
 
Sale di preghiera per cristiani e musulmani all’aeroporto di Tel Aviv
In una nuova ala del Terminal 3 dell’aeroporto internazionale israeliano sono state aperte due sale distinte per la preghiera dei non ebrei
 
Due mani aperte nel gesto della preghiera, sopra una scritta in ebraico, in arabo e inglese. Nella nuova ala E del Terminal 3 dell’aeroporto Ben Gurion – l’aeroporto internazionale di Israele – un cartello semplice e non confessionale indica da qualche settimana le «stanze della preghiera». Ambienti semplici, aperti senza troppo clamore, ma che segnano un gesto importante: il debutto di uno spazio pubblico pensato per la vita spirituale dei non ebrei in un ambiente tra i più frequentati di Israele.
Esisteva ovviamente già una sinagoga nell’aeroporto Ben Gurion, come in tutti i più importanti luoghi di incontro israeliani. Ed era già dal 2006 che l’autorità aeroportuale aveva parlato dell’idea di aprire nel nuovo Terminal uno spazio per la preghiera non ebraica, anche in ragione del fatto che musulmani e cristiani rappresentano insieme quasi il 20% della popolazione israeliana e frequentano come tutti gli altri l’aeroporto. Questo progetto si era perso però nei meandri della burocrazia, finché a rilanciarne l’esigenza è stato un incidente singolare: nel 2015 nel giorno di Simchat Torah – una festività ebraica, durante la quale gli ebrei religiosi non viaggiano – una famiglia di turchi musulmani in transito dall’aeroporto ha scambiato la sinagoga completamente vuota per una moschea e si è messa lì a pregare, utilizzando addirittura i tallit (i manti della preghiera della tradizione ebraica) come tappeti. Quando qualche passante se n’è accorto e glielo ha fatto notare la famiglia ha immediatamente interrotto la propria preghiera scusandosi, mostrando così di essere in buona fede e di non aver avuto alcun intento provocatorio. Ma le immagini erano comunque troppo ghiotte per non circolare sui social.

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