Segnalazione di Radioromalibera.org
di Lorenzo Benedetti
Trento, dicembre 1545: si apre, nella solenne cornice della cattedrale di san Vigilio, il diciannovesimo Concilio ecumenico della Chiesa cattolica, destinato a divenire un caposaldo nella storia del mondo e a definire con chiarezza e rigore aspetti dottrinali, teologici, disciplinari, gerarchici all’alba dell’Età moderna. L’assemblea dei vescovi, convocata da Paolo III e riunitasi per quasi vent’anni, definì la teoria della giustificazione, ribadì la presenza reale di Cristo nell’Eucarestia, creò i seminari, condannò le tesi eretiche dei riformati, regolò i Sacramenti istituiti da Gesù stesso come insegna la Tradizione: un momento epocale nella vicenda del Cristianesimo, che vide convergere proprio in Trentino le menti più illuminate del tempo «a lode e gloria di Dio, ad accrescimento della fede e religione cristiana», come scrisse Joseph Hergenröther.
Trento ed il suo territorio sono da sempre stati un crocevia di uomini, eserciti, culture, idee, ma la regione ha incessantemente mantenuto integre le proprie tradizioni e la propria identità: per questo fu scelta, ad esempio, come sede del concilio deputato a ricomporre lo scisma luterano, in virtù della posizione intermedia tra l’Italia e la Mitteleuropa, centro equidistante dai Paesi coinvolti nell’assise, nonché per la sua provata fedeltà al papato.
Le persone
La storia del Trentino è una storia cattolica: evangelizzato nel IV secolo, fu elevato a principato vescovile da Corrado II nel 1027 e diede alla Chiesa figure straordinarie di pastori: Federico von Wangen, vicario imperiale di Federico II, garantì alla città un periodo di floridezza economica regolando lo sfruttamento delle miniere d’argento del Monte Calisio attraverso il primo statuto minerario d’Europa, avviò la ristrutturazione del Duomo nella sua veste attuale e lasciò la diocesi solo per combattere nella Quinta Crociata; il cistercense Enrico di Metz, cancelliere di Arrigo VII e
grande rinnovatore, fece largo uso dei sinodi diocesani, fomentò una più intensa spiritualità ed edificò nuove chiese tra cui Sant’Apollinare; il suo successore Giorgio del Liechtenstein affrontò la rivolta popolare guidata da Rodolfo Belenzani e rifiutò di piegarsi alle lusinghe dello scismatico Baldassarre Cossa, giurando obbedienza al legittimo pontefice Martino V.
Il contesto
Fu durante il Rinascimento tuttavia che la città e i suoi dintorni conobbero il periodo più fiorente: il principe Bernardo Clesio, esperto di diritto e colto diplomatico, fu nominato vescovo da Leone X nel 1514 e fronteggiò con decisione la Guerra rustica del 1525, una rivolta contadina armata sorta per liberarsi del giogo delle imposte ed ottenere libertà di caccia e commercio. Consigliere di Massimiliano I, fu tra gli elettori di Carlo V al titolo imperiale e ne divenne delegato per la politica estera, campo in cui si dimostrò abile e capace di mediare con il debole Clemente VII, dal quale venne nominato cardinale.
Clesio rifondò la città che governava: amico di Erasmo da Rotterdam, diffuse nel principato l’esercizio delle humanae litteraeed il gusto della cultura, incentivò i mercati, ristrutturò gli acquedotti, chiamò artisti del calibro dei fratelli Dossi, riorganizzò l’assetto urbano e restaurò il Castello del Buon Consiglio, residenza fortificata dei vescovi. Fece edificare il Magno Palazzo, cuore del complesso riccamente decorato e magnificamente progettato sotto la sua
direzione: all’interno, il maniero presenta gli affreschi del ciclo dei mesi, pregevole testimonianza della storia sociale ed economica del Trentino nel XV secolo, ed ospita un museo che conserva reperti della storia romana, medievale e recente della città.
L’impronta cattolica
La famiglia Madruzzo resse il feudo nel secolo successivo grazie alle doti personali dei suoi membri: il cardinale Cristoforo ospitò ed organizzò le sessioni del Concilio tridentino, il nipote Ludovico attuò le decisioni dell’assise e presiedette dal 1596 la commissione romana contro il molinismo, mentre il porporato Carlo Gaudenzio estirpò l’eresia dalle zone rurali e servì in decine di congregazioni. Per tutto il Settecento, i pastori si distinsero per la fedeltà a Roma e si opposero con veemenza al giuseppinismo, alle ingerenze laiche ed all’inarrestabile corrente napoleonica.
Il dominio ecclesiastico ha plasmato la regione ed ha lasciato un’eredità che dimostra la forte e positiva impronta della Chiesa nella storia: gioielli come la basilica rinascimentale di Santa Maria Maggiore, il Palazzo delle Albere, la Fontana del Nettuno, opera settecentesca voluta per migliorare la salute pubblica, la Torre Vanga sono da annoverare fra i grandi lasciti della cultura cattolica.
Fonte: http://flermailcos.acemlna.com/lt.php?s=47907300dc1b423136144fa5536ebe95&i=650A741A41A68106