Carlo Freccero: Foa, finalmente un Presidente Rai fuori dal frame

Carlo Freccero: Foa, finalmente un Presidente Rai fuori dal framedi Carlo Freccero

Foa fa parte di un piccolo gruppo di opinion leader, blogger, giornalisti e pensatori, che presentano su internet l’altra faccia della medaglia, i fatti al di là della propaganda

Ho scritto tempo fa su queste pagine che l’ordine del discorso sta cambiando. La proposta di Foa a presidente Rai è una conferma della mia affermazione. Dirò di più. Qualora alla proposta succedesse la nomina, ci sono buone possibilità che questo processo ne sarebbe accelerato, perché l’informazione è fondamentale per la formazione dell’opinione pubblica. La prova? La reazione isterica con cui è stata colta la sua candidatura da tutta la stampa mainstream. Il Movimento 5 Stelle ha suggerito Salini e nessuno ha avuto niente da eccepire. La Lega ha proposto Foa e si è scatenato il putiferio. E’ paradossale che Foa venga combattuto come spacciatore di fake-news. In questo ambito Foa è un precursore, ma in senso inverso.

E’ dal 2006, anno che in termini di lotta alle fake-news si colloca nella preistoria, che Foa analizza il problema della verità in politica. Il suo libro Gli stregoni della notizia, di cui tra l’altro è uscito l’aggiornamento, analizza criticamente il fenomeno degli spin doctors e le sue ricadute in termini di democrazia. La figura dello spin doctor non è un parto della fantasia dei complottisti, ma una figura ufficiale, ben retribuita, che da tempo si occupa in America di organizzare le campagne elettorali dei candidati democratici e repubblicani e che, più recentemente, è stata introdotta anche in Italia. Ricordo lo spin doctor che seguì il governo Monti e la completa americanizzazione della campagna elettorale renziana. Lo spin doctor non è vincolato alla verità. Continua a leggere

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Dovremmo davvero difendere Israele in quanto “baluardo dell’Occidente”?

occidente israele
 
 
ECCO PERCHE’ L’EUROPA NON HA RADICI “GIUDAICO-CRISTIANE” MA SOLO RADICI E TRADIZIONE CRISTIANE 
di Adriano Scianca
Israele? È il “baluardo dell’Occidente”. Quante volte lo abbiamo letto, anche in questi giorni, soprattutto a destra, anche fra i frequentatori di questo sito. Stanno quindi difendendo “l’Occidente”, i soldati israeliani che sparano sui palestinesi? E, soprattutto, stanno difendendo anche noi? È importante chiederselo, perché se lo Stato ebraico divide da sempre l’opinione pubblica sulla base di criteri spesso pre-politici e se spesso le obiezioni che a esso vengono mosse sono di ordine morale, esistono poi, più freddamente, delle categorie politiche a cui è il caso di attingere per riportare la questione su terreni meno sdrucciolevoli.
Ora, che degli europei utilizzino la categoria di Occidente per autodefinirsi è già di per sé piuttosto paradossale se solo si pensi che il concetto stesso di Occidente nasce esplicitamente in chiave anti-europea. In pratica, gli europei oggi rivendicano con fervore appassionato l’appartenenza a una comunità di valori che nasce proprio per escludere loro e che li ha in parte accettati al suo interno, come vassalli, solo che sono stati vinti in una guerra mondiale. Per parte loro, gli americani cominciarono notoriamente a concepirsi come Occidente non per inglobare l’Europa in un più ampio contesto atlantico, ma per sottolineare la ferma rottura con tutto ciò che il Vecchio continente rappresentava. Fu il presidente Thomas Jefferson ad affermare che l’America rappresenta un “emisfero separato”, evocando un meridiano – più morale che geografico – a separare la terra dove “l’agnello ed il leone vivranno in pace l’uno con l’altro” dall’Europa corrotta e dai suoi vizi. In realtà non faceva che riprendere gli insegnamenti di Washington, che nel 1793 aveva già dichiarato: “Sono sicuro che la volontà degli Stati Uniti è di non aver nulla a che fare con gli intrighi e le contese politiche delle nazioni europee”.  Medesimo concetto espresse il presidente Monroe enunciando la sua celebre teoria tesa ad escludere ogni intervento europeo nel Nuovo continente (in sostanza “l’America agli Americani”). Di fatto il meridiano evocato da Jefferson doveva separare Bene e Male, il regno dell’eguaglianza e della libertà dal paese della gerarchia e dell’oppressione. Ora, si badi che l’America ritenne di poter incarnare questo rigetto dell’Europa auto eleggendosi Terra Promessa, cioè la Nuova Israele basata su un’adesione (O MEGLIO, INTERPRETAZIONE AMERICANISTA DEL DETTATO BIBLICO, N.D.R.) quanto più possibile stringente al dettato biblico. Continua a leggere

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Gli USA contro l'Iran: una scelta di campo che rivela la loro protervia

di Pietro Batacchi
Gli USA contro l'Iran: una scelta di campo che rivela la loro protervia
Fonte: Rivista Italiana Difesa

Mancava solo l’ufficialità, che è giunta ieri alle 20:00 ora italiana. Il Presidente Trump ha deciso di far uscire l’America dal Trattato con l’Iran sul programma nucleare e di reintrodurre, vedremo poi in che modo, il regime delle sanzioni. Una decisione importante, che fa seguito a quanto promesso in campagna elettorale, che fa contenti i falchi dell’Amministrazione, e, soprattutto, Israeliani e Sauditi, che da mesi premevano su Trump per farlo recedere dall’accordo, ma che scontenta gli alleati europei, a cominciare dall’Italia. Una decisione, poi, che pone la grande questione della credibilità dell’America rispetto al mantenimento di impegni sottoscritti e che potrebbe avere significative ripercussioni pure in futuro ed in altri scacchieri geopolitici. Ma andiamo per gradi. Questa Amministrazione ha fatto una scelta di campo precisa.
Si è schierata con Sauditi ed Israeliani – ormai praticamente alleati – per arrestare la crescita dell’influenza iraniana in Medio Oriente avvenuta attraverso la guerra civile siriana, ma, prima ancora, non dimentichiamolo, per effetto della rimozione di Saddam e della disgregazione dell’Iraq sunnita volute dagli stessi Americani nel 2003. L’uscita dall’accordo, pertanto, potrebbe segnalare l’intenzione americana di passare dalla fase di contenimento passivo dell’Iran alla fase di contenimento attivo e, forse, di “roll back”, ovvero di recupero di “porzioni” di influenza entro il perimetro “persiano” progressivamente allargato da Teheran negli ultimi anni con una pragmatica strategia indiretta. Di sicuro, la decisione di Trump rafforza la fazione radicale del regime iraniano, che da mesi preme sulla Guida Suprema per reagire ai continui attacchi israeliani in Siria, a discapito della componente riformista, alle prese con una grave crisi economica interna che le nuove sanzioni non farebbero altro che inasprire. E poi ci sono le conseguenze sui rapporti transatlantici. Dopo gli accordi sul clima, le tensioni sui dazi e le politiche commerciali, gli USA si distanziano ancora una volta in maniera radicale dall’Europa che, nella fattispecie, marcia all’unisono affermando di voler continuare a rispettare l’accordo con l’Iran e rivendicandone funzionamento e benefici. Una differenza di vedute evidente che dimostra come gli Stati Uniti siano disponibili a far scivolare in secondo piano il rapporto transatlantico quando sono in gioco interessi ritenuti di loro primaria, ed esclusiva, rilevanza. Del resto, la nuova National Security Strategy di Trump è stata chiara su questo, così come nel sottolineare il mutamento dello scenario internazionale verso una nuova era di competizione tra potenze. Certo, le potenze “ostili” sono identificate nel documento con Cina e Russia, ma a leggere fra le righe si può scorgere un velato accenno anche all’Europa – in termini di competizione economico-industriale – rispetto alla quale gli USA hanno perso per effetto della Brexit il loro tradizionale strumento di influenza/interferenza, leggi il Regno Unito. La battaglia sulla vendita dell’F-35 alla Germania, combattuta a viso aperto pure nell’ultimo salone ILA berlinese, è lì a dimostrarlo. Infine, non meno importante, il piano delle conseguenze sull’Italia. Roma e Teheran sono legate da solidi rapporti commerciali, mai interrottisi neanche negli anni più bui del khomeinismo, e che con la parziale rimozione del regime sanzionatorio erano di nuovo sbocciati, in diversi settori: da quello energetico, a quello delle infrastrutture. La decisione di Trump li pregiudica nuovamente.

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Io so quale sarà la prossima nazione ad essere invasa dagli Stati Uniti

di Lee Camp
Io so quale sarà la prossima nazione ad essere invasa dagli Stati Uniti
Fonte: Comedonchisciotte
Alla fine di questo articolo, sarà chiaro quale sarà la prossima nazione ad essere invasa e devastata dagli Stati Uniti. O, in mancanza di ciò, quale sarà la prossima nazione che il nostro complesso industriale militare e di intelligence cercherà a tutti i costi di invadere.
Noi tutti vorremmo sapere perché l’America fa quello che fa. E non intendo riferirmi al perché gli Americani fanno quello che facciamo noi. Penso che questa domanda se la potrebbe fare, fra molti secoli, qualche futuro professore, mentre mostra ai suoi studenti un video telepatico di qualche incontro attuale di UFC [Ultimate Fighting Championship – arti marziali miste] dove i contendenti si prendono a calci in faccia davanti ad una folla che fa il tifo (non per l’uno o per l’altro dei due combattenti, ma piuttosto per (vedere) più calci in faccia).
Ma sembra che noi tutti diamo per scontato che l’America, intesa come entità e come corporazione, abbia un qualche genere di più alta motivazione per i suoi comportamenti, per le azioni portate avanti dalla sua classe dirigente. Però, in pratica, la maggior parte di tutti noi si rende condo che le ragioni che ci vengono ammannite dagli addetti stampa e dai ridicoli conduttori dei telegiornali della sera sono le stronzate più marce e puzzolenti che ci possano essere. Continua a leggere

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Perù, strage di 140 bambini: il più grande sacrificio di massa/ Impero Chimù: “È stata un'uccisione rituale”

Resti della civiltà ChimùSegnalazione di Stefano F.
In Perù sono stati ritrovati i resti di 140 bambini uccisi in sacrificio umano strappando loro il cuore, il più grande sacrificio umano di bambini della storia
di Paolo Vites

Sulla costa settentrionale del Perù sono state scoperte le prove del più grande sacrificio di massa di bambini mai compiuto nelle Americhe, e forse in tutta la storia del mondo. Oltre 140 bambini e 200 lama sarebbero stati uccisi circa 550 anni fa nell’ambito di un sacrificio rituale. Le ricerche sono state svolte da un gruppo internazionale e interdisciplinare guidato da Gabriel Prieto della Universidad Nacional de Trujillo e da John Verano della Tulane University. «Non me lo sarei mai aspettato. E penso che anche per gli altri colleghi sia la stessa cosa», il commento a National Geographic dell’antropologo fisico Verano che ha lavorato per oltre tre decenni in questa regione. Il sito del sacrificio è conosciuto come Huanchaquito-Las Llamas. Qui nel 2011 furono trovati resti di 42 bambini e 76 lama. Alla fine delle ricerche, terminate nel 2016, il numero è salito a 140 bambini e 200 lama. «È stata un’uccisione rituale ed è stata sistematica», afferma Verano. «Spiegare il sacrificio dei bambini è decisamente più difficile», dice invece Joseph Watts, ricercatore postdottorato presso l’università di Oxford e il Max Planck Institute per la Scienza della storia umana. Questo perché la maggior parte delle società che praticavano sacrifici umani li praticavano tuttavia sugli adulti. (agg. di Silvana Palazzo) Continua a leggere

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Come la Cina sta conquistando il mondo

Segnalazione di Redazione BastaBugie

Inoltre in campo religioso Xi Jinping promuove l’ideatore della campagna che ha portato alla rimozione di 1.500 croci e la demolizione di tante chiese cristiane
da Laogai Research Foundation

(LETTURA AUTOMATICA)
La bilancia commerciale cinese è abbondantemente in attivo con tutti i principali paesi industrializzati. Praticamente tutti si ritrovano ad importare dalla Cina molto di più di quello che riescono ad esportare.
Questo processo consente alla Cina di ottenere una crescita costante del PIL (circa del 7% anno), quindi centrare l’obiettivo fissato da Pechino. In sostanza ogni anno, un fiume di denaro si sposta da occidente verso la Cina. Con questi soldi Pechino sta acquistando aziende, tecnologia e “know how” da tutto il mondo, si sta trasformando in una formidabile potenza economica e militare in grado di influenzare gli equilibri mondiali e di ridefinirne regole e principi.
Nel 2017 il surplus commerciale complessivo della Cina è stato di $ 422,5 miliardi.
Il surplus della Cina verso gli Stati Uniti nel 2017 è stato pari a $ 275,81 miliardi (finanza.com).
Il surplus della Cina verso l’Europa nel 2017 è stato pari a € 175 miliardi (ilgiornale.it).
Il surplus della Cina verso l’Italia nel 2016 è stato pari a € 16,18 miliardi (infomercatiesteri.com).
Questi incredibili numeri spiegano le ragioni della potenza cinese e delle difficoltà, spesso disastrose, da parte occidentale. Ma visto che i cinesi non si sono dimostrati leader in nessun settore legato ad innovazione, scienza o tecnologia, allora cerchiamo di capire quali sono state le cause che hanno portato a questa nuova realtà. Continua a leggere

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