Un Paese con il cervello in fumo (di cannabis)

di Claudio Risé
Un Paese con il cervello in fumo (di cannabis)
Fonte: Claudio Risé
Un Paese con la testa in fumo: è questa una delle emergenze che il nuovo governo si troverà a dover affrontare, senza perdere troppo tempo. Sul consumo di cannabis e suoi derivati, marihuana e hascisc, l’Italia è in cima alle classifiche. I suoi giovani (dai 15 ai 34 anni) si spinellano il 6% in più della media europea; e ciò comporta anche picchi nel consumo di tabagismo e di alcool. Compare una gioventù malata, debole, insicura, spaventata. Chi lavora con gli insegnanti lo sa bene: ormai l’accompagnamento degli alunni nelle gite scolastiche è a rischio plurimo, malori tra i ragazzi, denunce degli albergatori, incidenti e imprevisti di ogni genere, non sempre senza morti, poi raccontati dalle cronache. Ma neppure gli adulti scherzano: anche qui siamo al 32% contro il 26% di media UE. Contrariamente allo slogan caro alle élites: “lo spinello non fa niente” (e il pittore psichedelico Matteo Guarnaccia ci fece già negli anni ’90 una vignetta: “chissà come si annoia”), tutto questo fumo lascia tracce innanzitutto negli ospedali: il 15% dei nuovi utenti finisce in trattamento per crisi di panico e stati fuori controllo. Anche perché le persone non sanno neppure cosa fumano: il livello di THC è aumentato di oltre il 10% in 10 anni. Se c’è una situazione borderline, al limite tra psicosi e “normalità”, con un paio di spinelli scivola di colpo dove non dovrebbe (si “slatentizza”). Continua a leggere

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