Scuole e università sono i cavalli di Troia liberali per l’indottrinamento del Nuovo Ordine Mondiale

di Robert Bridge
Scuole e università sono i cavalli di Troia liberali per l’indottrinamento del Nuovo Ordine Mondiale
Fonte: Comedonchisciotte
Dai giocatori della NFL che si “mettono in ginocchio” [1] durante l’inno nazionale, fino ai bambini in età prescolare a cui viene fatto il lavaggio del cervello con l’ideologia del transgenderismo, tutti questi movimenti di sinistra hanno in mente un unico scopo: sovvertire e distruggere le radici stesse dello stato-nazione occidentale.
Questo mese, la macchina della propaganda liberale ha dato una accelerata, pubblicizzando un’altra, controversa, storia indecente, tutto per portare avanti il programma del Nuovo Ordine Mondiale.
Lara Zelski , la preside di una scuola di Atlanta, non pensava chiaramente agli interessi della sua comunità locale quando ha informato i genitori e il corpo insegnante che il giuramento alla bandiera del mattino sarebbe stato eliminato e sostituito con un impegno per “la scuola, la famiglia, la comunità, la nazione e la nostra società globale”.
“Negli ultimi due anni era diventato evidente che un numero sempre crescente di membri della nostra comunità avevano scelto di non alzarsi in piedi e/o di non recitare il giuramento”, ha detto la Zelski. “Questo è un argomento molto sentito e noi vogliamo che tutti, nella nostra comunità scolastica, possano iniziare la loro giornata in modo positivo”.
La Zelski non fornisce nessuna cifra che faccia capire che cosa intenda per “un numero sempre crescente di membri della nostra comunità” che, presumibilmente, disprezzerebbero la bandiera. Questo è il modo con cui i fautori della “società globale” portano avanti il loro distruttivo programma. Usando la dialettica hegeliana, stimolano il confronto su qualche argomento “caldo” (matrimoni omosessuali, latrine unisex, diritti dei transessuali, statue dei protagonisti della Guerra Civile nei giardini pubblici, uso della marijuana e così via), che possa sicuramente far scontrare in modo feroce le due principali ideologie politiche americane. Fanno poi un passo indietro e ammirano il pandemonio che hanno creato. Continua a leggere

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Tg1, nuove polemiche per Marina Nalesso in onda con crocifisso

I GLOBALISTI VOGLIONO LA CANCELLAZIONE DEL CRISTIANESIMO
Segnalazione di Luca Sbroffoni
di Francesco Curridori
La giornalista del Tg1 Marina Nalesso, dopo due anni, torna nuovamente al centro delle critiche dei laici che sui social la contestano di condurre l’edizione pomeridiana del telegiornale con addosso un crocifisso
Ci risiamo. La giornalista del Tg1 Marina Nalessodopo due anni, torna nuovamente al centro delle critiche dei laici e dei “laicisti” che sui social la contestano di condurre l’edizione pomerdiana del telegiornale con addosso un crocifisso.
Ora i suoi oppositori tornano alla carica. “L’ostentazione dell’occupazione della #Rai da parte dia una fazione politica. Un affronto alla #laicità dello #Stato. Una grave mancanza di rispetto nei confronti de #cittadini. Se questi son cattolici autentici o carrieristi? #tg1 #Rai1 #Rai #ServizioPubblico #MarinaNalesso”, scrive un utente su Twitter. Continua a leggere

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Voltaire non ha mai detto: "Non sono d'accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire"

Segnalazione di Redazione BastaBugie

E comunque questa frase afferma l’impossibile in quanto se si deve essere tolleranti con i tolleranti, viceversa non si può essere che intolleranti con gli intolleranti
di Alfio Squillaci

(LETTURA AUTOMATICA)
Come Galilei non ha mai scritto: «Eppur si muove» e in nessun luogo delle opere di Machiavelli si trova: «Il fine giustifica i mezzi», allo stesso modo Voltaire non ha mai scritto né detto «Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire». E allora da dove nasce questa leggenda metropolitana?
Ricordo che il giornalista televisivo Sandro Paternostro, vanesio e inconcludente corrispondente estero della Rai, colui che ha impostato definitivamente, anche per chi l’ha succeduto, il “canone” delle corrispondenze televisive da Londra sulla filiera tematica cappellini-della-regina-mostre-canine-e-via-minchionando (e tutta l’Inghilterra di Hume e di Dickens, del Labour e di Shaw che vada a farsi benedire) amava ripetere questa formula nel programma televisivo “Diritto di replica” di qualche decennio fa.
UNA TOLLERANZA IMPOSSIBILE DA ATTUARE
Ancora oggi viene ribattuta con grande enfasi e magnanimità citrulla tutte le volte che si fa mostra di elegante tolleranza nei confronti del proprio avversario. Essa è tanto pregna di un fair play vanitoso quanto logicamente destituita di senso solo se ci si pone a pensare che se concediamo al nostro avversario la libertà di poter dire tutto, anche l’intenzione di uccidere, noi o altri, egli da un lato lo farebbe di già e molto prima che noi ci immolassimo per consentirgli di dirlo, oppure lo farebbe col nostro consenso.
L’idea di tolleranza non può che partire da un “minimo etico” e non può non essere che reciproca, ovviamente, ma non può ammettere nell’interlocutore idee di sterminio o altri abomini, che pertanto nessuno, e per giunta a sacrificio della propria vita, può consentire di dire ad alcuno. Se infatti si deve essere tolleranti coi tolleranti, viceversa non si può essere che intolleranti con gli intolleranti.
FRASE MAI DETTA
Ma tagliando corto, il signor di Ferney non ha mai detto simile frase. Come mai allora gliela si attribuisce? La sola versione nota di questa citazione è quella della scrittrice inglese Evelyn Beatrice Hall, «I disapprove of what you say, but I will defend to the death your right to say it», The Friends of Voltaire, 1906, ripresa anche nel successivo Voltaire In His Letters (1919).
Per chiudere la storia di questa falsa citazione, Charles Wirz, Conservatore de “l’Institut et Musée Voltaire” di Ginevra, ricordava nel 1994, che Miss Evelyn Beatrice Hall, mise, a torto, tra virgolette questa citazione in due opere da lei dedicate all’autore di « Candido», e riconobbe espressamente che la citazione in questione non era autografa di Voltaire in una lettera del 9 maggio 1939, pubblicata nel 1943 nel tomo LVIII dal titolo “Voltaire never said it” (pp. 534-535) della rivista “Modern language notes”, Johns Hopkins Press, 1943, Baltimore.
ECCO DI SEGUITO L’ESTRATTO DELLA LETTERA IN INGLESE
«The phrase “I disapprove of what you say, but I will defend to the death your right to say it” which you have found in my book “Voltaire in His Letters” is my own expression and should not have been put in inverted commas. Please accept my apologies for having, quite unintentionally, misled you into thinking I was quoting a sentence used by Voltaire (or anyone else but myself).»
MY OWN EXPRESSION = L’HO DETTO IO, NON VOLTAIRE
Le parole “my own” sono messe in corsivo intenzionalmente da Miss Hall nella sua lettera.
A credere poi a certi commentatori (Norbert Guterman, A Book of French Quotations, 1963), la frase starebbe anche in una lettera del 6 febbraio 1770 all’abate Le Riche dove Voltaire direbbe: «Monsieur l’abbé, je déteste ce que vous écrivez, mais je donnerai ma vie pour que vous puissiez continuer à écrire.»
Peccato che se si consulta la lettera citata, non si troverà né tale frase e nemmeno il concetto. Essendo breve tale lettera, è meglio citarla per intero e scrivere la parola fine su questa leggenda.
LETTERA ALL’ABATE LE RICHE
«A m. Le Riche,
a Amiens.
6 février.
Vous avez quitté, monsieur, des Welches pour des Welches. Vous trouverez partout des barbares têtus. Le nombre des sages sera toujours petit. Il est vrai qu’il est augmenté ; mais ce n’est rien en comparaison des sots ; et, par malheur, on dit que Dieu est toujours pour les gros bataillons. Il faut que les honnêtes gens se tiennent serrés et couverts. Il n’y a pas moyen que leur petite troupe attaque le parti des fanatiques en rase campagne.
J’ai été très malade, je suis à la mort tous les hivers ; c’est ce qui fait, monsieur, que je vous ai répondu si tard. Je n’en suis pas moins touché de votre souvenir. Continuez-moi votre amitié ; elle me console de mes maux et des sottises du genre humain. Recevez les assurances, etc.»
UNO SLOGAN INARRESTABILE (ANCHE SE FALSO)
Ma ormai la frase di Miss Hall aveva varcato l’Atlantico e dopo un piccolo rimbalzo nei circoli ristretti dei liberal era entrata nel formidabile circuito dei media americani, tramite il popolare Reader’s Digest (Giugno 1934) e la Saturday Review (11 Maggio 1935). E da allora la sua diffusione è stata inarrestabile. Continua a leggere

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