La Romania vota contro le unioni gay (e la sinistra di governo è favorevole)

“La Costituzione espliciti che il matrimonio è tra uomo e donna”
di Manuela Gatti
La Treccani ne fa una questione linguistica. Oggi e domani, spiega l’Enciclopedia, la Romania vota sulla definizione di «famiglia» contenuta nella Costituzione: deve continuare a significare «matrimonio tra coniugi» oppure dev’essere trasformata in un più netto «matrimonio tra uomo e donna»? Il quesito che i 18 milioni di elettori si troveranno davanti è esattamente questo, ma è facile intuire che le conseguenze del voto non saranno solo glottologiche.
L’obiettivo della Coalizione per la Famiglia, il raggruppamento di Ong supportate dalla Chiesa ortodossa che ha proposto il referendum, è quello di vietare che, anche in futuro, possano essere legalizzate le unioni tra persone dello stesso sesso, che comunque già non sono previste dall’ordinamento giuridico romeno. Se vincessero i «sì», servirebbe una – lunga e laboriosa – modifica costituzionale per ammettere i matrimoni arcobaleno. Continua a leggere

Condividi

Soros si arrende a Orbán La fondazione e la ong abbandonano Budapest

Il motivo è una legge ad hoc che vuole tassare chi si occupa dei migranti nel Paese magiaro
di Manuela Gatti
«Capirete che non mi metto a piangere», ha commentato Viktor Orbán. Come se ci fossero dubbi a riguardo.
Probabilmente il primo ministro ungherese, rieletto lo scorso 8 aprile per il quarto mandato, avrà festeggiato alla notizia che la fondazione del miliardario e filantropo George Soros chiuderà i suoi uffici di Budapest per trasferirsi a Berlino nel corso dell’estate. Dalla Ong non confermano, ma parlano della necessità di tutelare «la sicurezza dello staff e l’integrità del lavoro». Il presidente Patrick Gaspard sarebbe però già volato di persona nella capitale ungherese per informare i circa 100 dipendenti della decisione.
La battaglia a distanza tra Orbán e Soros va avanti da tempo. Il casus belli che ora ha fatto precipitare la situazione ha un soprannome piuttosto esplicito: «Stop Soros». Si tratta della legge che sarà discussa dal parlamento ungherese la prossima settimana e che il governo si è impegnato a far passare che imporrebbe una tassa del 25% su tutte le donazioni straniere a organizzazioni non governative che supportano i migranti nel Paese. Proprio come la «Open Society Foundations» del filantropo ebreo statunitense di origini ungheresi, la terza organizzazione umanitaria al mondo per patrimonio (18 miliardi di dollari). Una scorciatoia particolarmente comoda per il leader della destra populista e conservatrice di Budapest, che in questo modo riuscirebbe a eliminare una buona parte dell’attività del nemico all’interno dei suoi confini nazionali. Continua a leggere

Condividi