La Corte Suprema norvegese: sì all’obiezione di coscienza
Segnalazione Corrispondenza Romana

(di Mauro Faverzani) La Corte Suprema norvegese, lo scorso 11 ottobre, ha riconosciuto il diritto ai medici di non compiere trattamenti sanitari, che possano andare contro alla loro coscienza. Come previsto peraltro dalla Convenzione europea sui diritti umani.
È stato questo il caso della dottoressa Katarzyna Jachinowicz, polacca, medico di famiglia nel Comune di Sauherad: convinta che «la vita abbia inizio al momento del concepimento», si era detta decisa a non «partecipare alla sua distruzione», somministrando terapie, che possano procurare l’aborto. Come i dispositivi intrauterini. Per questo, nel dicembre 2015, era stata licenziata, benché unanimemente riconosciuta come una professionista altamente qualificata, con oltre vent’anni di esperienza.
Ora il verdetto della Corte Suprema le ha reso giustizia e restituito ciò di cui era stata indebitamente privata, confermando un verdetto precedente, a lei favorevole, già emanato tempo fa da un tribunale di grado inferiore, verdetto impugnato dalle autorità sanitarie, che intendevano riportare la questione nelle aule giudiziarie ed andare fino in fondo. Continua a leggere