Il manifesto prolife che ha messo a nudo l'ideologia radicale del PD

Segnalazione di Redazione BastaBugie
Così come accadeva nei regimi comunisti, certe verità (oggi ad es. la foto di un embrione) gettano nel panico il sistema attuale… si avvicina anche per esso il tracollo?
di Rodolfo Casadei

(LETTURA AUTOMATICA)
«Nel comunismo come nella liberal-democrazia incontriamo la stessa peculiarità: ciò che è incidentale viene trattato come un problema sistemico, il che significa che tutto quello che accade è sistemico e nulla è incidentale nel sistema. Pertanto diventa naturale per i veri liberal-democratici – come lo era per i veri comunisti – perseguitare i loro colleghi a causa di un commento occasionale, o di una mancanza di vigilanza, o per una battuta inappropriata, rendendo la vita difficile alle persone indisciplinate con continue ammonizioni e creando nuove regole e leggi più severe. Facendo ciò, gli autoproclamati guardiani della purezza vedono se stessi come coloro che portano sulle proprie spalle il futuro della liberal-democrazia in tutto il mondo. Se non fosse per il loro sforzo e la loro dedizione, questa grande intrapresa politica, pensano, conoscerebbe battute d’arresto, e questo non sia mai detto. Come in ogni sistema costruito sulla violenza e sulle bugie, nel comunismo questa convinzione un po’ paradossale nella contemporaneità di invincibilità e vulnerabilità poteva essere facilmente spiegata. Si avvertiva che anche solo pochi pensieri e idee veri, una volta riconosciuti pubblicamente come tali, avrebbero messo a nudo la falsità dell’intero sistema e infine lo avrebbero fatto cadere. Anche i più illusi sostenitori del sistema sapevano che la verità era il suo più potente nemico. Ed è stata la verità in senso quasi letterale a farlo crollare. In una liberal-democrazia questo modo di vedere le cose sembra assurdo, perché il sistema è stabile e il principio della libertà di parola è iscritto nella Costituzione. Ma coloro che danno la caccia alla scorrettezza politica e lavorano al rafforzamento della correttezza politica credono o forse inconsciamente pensano che la stabilità del sistema non è così forte come ingenuamente si crede, che la libertà di parola non è così priva di problemi come certi malintenzionati ritengono che sia». (R. Legutko, The Demon in Democracy – Totalitarian Temptations in Free Societies, pp. 103-104). Continua a leggere

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Chi è Maurizio Martina, l’antileader che vuole fare il leader

Segnalazione Linkiesta

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Chi è Maurizio Martina, l’antileader che vuole fare il leader

Il candidato segretario è cresciuto nella sinistra, ma si è guadagnato il soprannome di “Fra Martina” per i suoi rapporti con i cattolici. Ha sempre ottenuto i migliori risultati agendo dietro le quinte, ma ora è pronto per essere protagonista. (di Giulio ScrannoLEGGI)

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Ecco perché Renzi è pronto a far saltare il Partito Democratico

Segnalazione Linkiesta

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Ecco perché Renzi è pronto a far saltare il Partito Democratico

Buona parte del partito è riunita attorno al segretario-reggente Martina. Ma Renzi e i renziani non mollano. Anzi, in caso il partito appoggiasse un governo a Cinquestelle Matteo pronto a far saltare tutto. Mentre incombe la paura elezioni. (di Giulio ScrannoLEGGI)

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Un vero governo

di Giovanni Petrosillo
Un vero governo
Fonte: Giovanni Petrosillo

Le elezioni appena concluse hanno decretato la vittoria dei 5Stelle al sud e della Lega al Nord. Nella coalizione di centro-destra non va bene F.I., mentre si rafforza il partito della Meloni. Il Pd è crollato ovunque, anche nelle roccaforti d’antan. Leu ha superato di poco la soglia di sbarramento. Le ali estreme, Casapound e Potere al popolo, praticamente non esistono così come lo spauracchio della contrapposizione fascismo/antifascismo, con il quale i media hanno cercato di rinfocolare ataviche quanto immaginarie diatribe (con lo scopo di instradare gli elettori verso i gruppi dell’establishment).
Né i pentastellati né i centrodestri hanno la maggioranza per dare vita ad un esecutivo stabile. Si aprono i giochi per alleanze che consentano agli uni o agli altri di insediarsi a Palazzo Chigi. A Salvini e soci mancano una cinquantina di deputati ed una trentina di senatori per raggiungere l’obiettivo. Ai grillini molti di più. Quest’ultimi però sono il movimento più votato d’Italia e sembrano avere più chance di farcela orientandosi a sinistra. Renzi vuole impedire che ciò accada perché ha intenzione di farsi un partito personale spaccando il Pd. Ma se quest’ultimo entra nel governo nessuno lo seguirebbe più per cui ha mandato in scena le prime dismissioni-non dimissioni della Storia.
In ogni caso, sia Salvini che Di Maio dovranno scendere a patti con qualcuno annacquando le loro promesse elettorali, se non anche la loro visione politica che già non era un granché.
Il vero nodo della questione è questo: il mondo ha di nuovo il coltello tra i denti, trascinato dall’ondata multipolaristica. Cambiano i rapporti di forza globali. La Russia crea missili imbattibili. La Cina incrementa i propri arsenali. Gli americani non hanno mai smesso di spendere in armi e di migliorarle. Altre potenze regionali si comportano minacciosamente e mostrano i muscoli dove possono o dove ritengono di averne diritto. L’Italia ne sta pagando il prezzo, sia dentro che fuori i confini, indebolendosi su tutti i fronti. Basta una minaccia dei mercati per modificare la politica interna o una nave turca per ridimensionare quella estera.
Al cospetto di questi grandi temi che dicono grillini e leghisti? Di Maio è volato a Washington e si è accomodato con qualche trilaterale mentre Salvini non è andato più in là di critiche all’euro, all’Ue e alla Germania, ora divenute pure più “costruttive”. Il resto dei programmi è fuffa su reddito di cittadinanza, Flat tax e altre misure economicistiche ecc. ecc. che possono lenire ma non risolvere problemi che hanno natura soprattutto extra economica.
Come ha scritto invece Alberto Negri: “La Russia, Erdogan, la guerra in Siria, Cipro, Israele, Egitto, la Libia e l’Eni: un minuto per capire la strategia del gas. Le cose in sostanza stanno così. Se il gas russo va da Erdogan in pratica la Russia aggira l’Ucraina e trasferisce una quota della dipendenza europea da Mosca ad Ankara. Il progetto Tap (gas dell’Azerbiajan all’Italia) va avanti ugualmente perché interessa la Turchia anche se fa concorrenza a Mosca. Ma il gas di Cipro e del Mediterraneo orientale scompagina i piani della Turchia di diventare un hub decisivo del gas per l’Europa. Se poi a questo aggiungiamo il gas di Israele e quello dell’Egitto la posizione strategica turca si indebolisce. Peggio ancora se un giorno il gas iraniano passasse dall’Iran all’Iraq fino ai terminali in Siria: è questo uno dei motivi della guerra per procura anti-iraniana contro Assad da parte di Turchia e monarchie del Golfo. E per finire mettiamoci pure l’Algeria e la Libia già collegate da due gasdotti con l’Italia: ed ecco che si capisce bene perché hanno fatto fuori Gheddafi. L’Italia, con Eni, entra in tutti o quasi i progetti citati e questo evidentemente infastidisce diversi attori regionali e non. Nessuno di questi argomenti strategici per l’Italia è minimamente entrato nella campagna elettorale: non sono difficili da capire li ho sintetizzati qui in 18 righe, ovvero un minuto di lettura”.
E non solo di strategia energetica si tratta ma, soprattutto, di ricollocazione geopolitica dell’Italia e dell’Europa in un contesto in profonda trasformazione. Su questo i nostri cosiddetti populisti nulla hanno detto e nulla hanno da dire. Non c’è speranza. Questi signori non hanno capito il vero spirito dei tempi, per questo sono già perdenti e non potranno fare meglio (ma nemmeno peggio, credo) di chi li ha preceduti. Tuttavia, essere meglio di chi li ha preceduti non basterà a risollevare il Paese. Non fare male o fare bene non basta più, qui occorre fare qualcosa di grandioso e innovativo, revisionando il passato per costruire il futuro, guardandosi intorno dove siamo circondati da lupi.
*Il nostro sito non aderisce a tutto quello che ha scritto l’autore, ma ritiene l’analisi interessante

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Specchietti per le allodole

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Prosegue la Rubrica quindicinale in ESCLUSIVA per Agerecontra.it da parte di un famoso scrittore, che ama firmarsi “Longino” e che sa bene di cosa parla, in ogni suo pungente articolo d’attualità…
QUINTA COLONNA
di Longino

Gongola Emma Bonino in vista delle elezioni del 4 marzo. Nonostante le scomuniche che riceve quotidianamente dal Partito Radicale Transnazionale. Gli eredi di Pannella, infatti – titolari di quella Radio che riceve ogni anno dallo Stato 10 milioni di euro per la sua attività  – non ci stanno al suo monopolio della storia radicale, affermano per ogni dove, sfrattandola anche dalla sede e protestando per essere stati cancellati dall’informazione radiotelevisiva, mentre lei impazza per le televisioni e sulla carta stampata. Dopo l’ottuagenaria Ornella Vanoni al Festival di Sanremo, persino il New York Times, con una corrispondenza da Roma, si è occupato di lei, sottolineando “la fede europeista e l’impegno per i diritti civili che ha caratterizzato l’intero percorso politico della ex commissaria europea ed ex ministro degli Esteri”. Il titolo dell’articolo pubblicato dal giornale americano – “Ha conquistato i cuori degli italiani. Ma può conquistare i loro voti?” – assomiglia molto all’abitudinaria dichiarazione della Bonino ogni volta che si avvicinano le elezioni: “Amatemi di meno. Votatemi di più”. Questa volta, ha rincarato la dose e si è rivolta a quei ragazzi italiani che per tutta la sua vita politica, propagandando l’aborto, ha cercato di non far nascere, dicendo loro: “Voi non siete stati bravi a nascere in Italia. Non siete talentuosi a vivere in una famiglia che vi compra i vestiti e vi manda a scuola. Avete avuto solo fortuna. Il minimo che possiate fare è assumervi qualche responsabilità, compresa quella di votare”. Continua a leggere

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