AQUARIUS E I SUOI COMPLICI
di Maurizio Blondet
Cari italiani
È tornata l’estate. Ho voglia di uscire a fare passeggiate, non stare al computer per nove ore al giorno a scrivere pezzi ponderosi che non smuovo nessuno dai suoi pregiudizi. Mi limito a mostrare alcune foto. Se non cogliete in esse il ghigno di Lucifero e il iato rovente di SatQUna, mi spiace per voi.
Aquarius, da Napoli a Palermo i sindaci contro Salvini: “I nostri porti sono aperti. È senza cuore e viola le norme”
Luigi De Magistris e Leoluca Orlando danno la loro disponibilità ad accogliere la nave Aquarius con a bordo gli oltre 600 migranti. Il sindaco di Messina: “La nave è diretta qui, no a diktat: il porto è aperto”. Falcomatà (Reggio Calabria): “Disponibili come sempre”. Pd: “Rischi umanitari, parli Conte”.
Ad illustrazione dei noti versi:
“Noi siamo da secoli calpesti e derisi perché non siam popolo perché siam divisi”.
Orlando appartiene a quella inamovibile cosca che Leonardo Sciacia chiamò Professionisti del’Antimafia. De Magistris viene dalla magistratura manettara, persecutoria e intercettatrice, e nello stesso tempo inetta, incompetente e arbitraria, che è una delle principali palle al piede per la ripresa italiana. Adesso, obbedendo al loro settarismo, hanno raggiunto il vertice della irresponsabilità. Si riendono conto che, se Salvini perde, sono aperte – irreversibilmente – le porte ad una invasione senza limiti, a milioni, rovinosa per tutti, gestita da poteri finanziari capaci di armare flotte e stipendiare equipaggi per mesi. Ma loro, per sconfiggere un Salvini, sono pronti a fare all’Italia qualunque danno, irreversibile.
Di cosa stiamo parlando:
di una nave di 77 metri, 1810 tonnellate, appartenente ad una società per azioni tedesca. Battente bandiera di Gibilterra. Mi pare di ricordare che una nave è un pezzo del territorio della nazione di cui batte la bandiera. Quindi, quando una nave tedesca con bandiera di Gibilterra accoglie dei profughi a bordo, il luogo di prima accoglienza diventa Gibilterra. Non l’Italia.
Gino Strada ha ammesso che questi “salvataggi” sono stati pre-organizzati ed orchestrati per sfidare il nuovo governo:
LA MINACCIA DI GINO STRADA: “PREVEDO ONDATA DI SBARCHI” CONTRO SALVINI
(uno degli oligarchi che prendono milioni)
Qui, cosa si cela dietro il business dell’accoglienza:
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1601343606643405&id=355062777938167&_rdr
Eugenio Scalfari, il socio di De Benedetti (che mai restituì 600 milioni al Montepaschi) e il confessore di Bergoglio, istiga alla guerra civile, nel nome dell’oligarchia: Continua a leggere
Sono stati una sciagura per 40 anni… ed ora hanno fretta. (Ovvero, ogni volta che i media amano qualcuno, questo qualcuno fa danni…)
di Marco Giannini
Fonte: Comedonchisciotte
Renzi è finito? Ok, ma risparmiateci Prodi, Veltroni e tutto quello che c'era prima
Segnalazione Linkiesta
Può piacere e può (molto legittimamente) non piacere lo stile Renzi. Ma se l’alternativa è il ritorno alla vecchia guardia della sinistra, allora vuol dire che il Pd si merita il grillisimo e l’antipolitica
di Francesco Cancellato
Lo diciamo, leggendo di padri nobili come Prodi che si posizionano, di ipotesi di segreterie Veltroni, o Franceschini. Di ritorni all’ovile, da protagonisti, di D’Alema e Bersani. No, grazie. Se c’è qualcosa che potrebbe essere anche più dannoso di un Renzi che si imbullona al Nazareno, è il ritorno del Pd-modello seconda Repubblica.
Lo diciamo ricordando – a loro, soprattutto – che il fenomeno Renzi nacque proprio da una crisi di rigetto di buona parte dell’elettorato democratico nei confronti loro, di quel blocco di potere immobile, autoreferenziale, esausto, incapace di costruire una visione politica che fosse tale, figurarsi di renderla affascinante agli occhi degli elettori.
Persino il Movimento Cinque Stelle, in fondo, iniziò a germinare proprio sulla critica radicale alla classe dirigente di centrosinistra della seconda repubblica, incapace, a dire di Beppe Grillo, di costituire un’alternativa reale a Berlusconi e ai governi di centrodestra. Il governo Monti, la prima grande coalizione, fu un regalo fin troppo gradito che produsse l’exploit del 2013.
D’accordo, Renzi non ha invertito la rotta, e il Pd ha continuato, pure con lui, la sua inarrestabile caduta. Ma se non ci fosse stato Renzi, probabilmente, staremmo parlando di numeri ancora peggiori. Senza Renzi, ad esempio, i governi Letta e Gentiloni sarebbero stati percepiti per quel che sono realmente stati, due esecutivi inconcludenti e timidi all’eccesso, senza alcuna idea – giusta o sbagliata che sia – sul futuro dell’Italia. Senza Renzi ci staremmo raccontando una legislatura democristiana e balneare, di pura gestione dell’esistente, senza alcun clamoroso fallimento, forse, ma senza nessuno slancio progettuale.