La retorica dei diritti umani come ultima maschera dell’etnocentrismo
di Roberto Siconolfi
Fonte: Roberto Siconolfi
La vulgata politica e culturale mainstream ci proietta spesso in discorsi delicatissimi con una capacità analitica da tifosi di squadre di calcio. Uno di questi è la leggerezza con la quale si affrontano questioni dipolitica internazionale, geopolitica, concezioni politico-istituzionali, sistemi di valori, diritti, conflitti e vicende sistemiche da esse derivanti (es. immigrazione). SecondoImmanuel WallersteininLa retorica delpotere. Critica dell’universalismo europeo(2007) “non vi è nulla di più etnocentrico di più particolaristico delle rivendicazioni universalistiche“, e mai definizione è più calzante per descrivere lo sguardo sul mondo dell’Occidente.
Nel 1999, a un convegno della Banca mondiale in Firenze, un economista americano disse che le società che lottano per divenire prospere hanno bisogno di unatradizione culturale “adatta”. Poiché né la Cina del decimo secolo, né l’Europa meridionale del quindicesimo secolo, dominata dalla Chiesa cattolica, avevano questa tradizione culturale “adatta”, allora fallirono. La cosa irritò non poco i delegati cinesi che andarono via.
Un altro episodio avvenne nel 2000, a un altro importante convegno della Banca mondiale a Washington dedicato alle “differenze di genere”. Nella relazione introduttiva, una famosa femminista americana disse che l’Africa andava male anche prima del colonialismo perché leculture locali erano “patriarcali”e “oppressive” nei confronti delle donne. Anche in questo caso il
” data-mce-href=”https://sociologicamente.it/glossario/pubblico/” data-mce-style=”color: #4db2ec; text-decoration: none !important; box-sizing: border-box; background-color: transparent; border-bottom: 1px dotted;”>pubblico, in prevalenza femminile e africano, mal digerì l’affermazione. Continua a leggere