Il no di Mattarella? Tra scelte politiche e poteri forti

Risultati immagini per Mattarella e i poteri fortiScritto e segnalato da Marco Milioni
I motivi per cui il presidente della repubblica Sergio Mattarella ha de facto detto no ad un esecutivo composto da Lega e M5S con Paolo Savona all’Economia e Giuseppe Conte premier sono oggetto di uno scontro durissimo. E lo saranno a lungo. E come succede in casi del genere i motivi di scelte tanto drastiche scatenano reazioni di ogni tipo: ci sono gli insulti sul web. C’è la critica dura e meditata di un costituzionalista di rango come Massimo Villone, sino a giungere ai j’accuse di Massimo Fini e Ugo Mattei. Il tutto lascia intuire che la posta in gioco sia altissima.
Ora sarebbe importante riuscire a capire se il niet del capo dello Stato abbia davvero solo delle generiche correlazioni con la necessità di tutelare i risparmiatori o se sotto ci sia dell’altro. Anzitutto chi sono i risparmiatori cui si riferisce Mattarella? Sono i signor Bianchi e le signore Rossi che hanno messo via un po’ di Btp? Sono i grandi stake-holder che di mestiere fanno profitto col debito pubblico delle nazioni? Per cercare di fare un po’ di luce in questo antro occorre dare conto di una indiscrezione che gira da diverse ore tra i parlamentari veneti eletti di recente tra palazzo Madama e Montecitorio. Una indiscrezione secondo cui persone vicinissime a Mattarella avrebbero sconsigliato al capo dello Stato di permettere che un ministro considerato poco incline ai desiderata dei grossi investitori sui titoli di Stato mettesse gli occhi sul bauletto che al dicastero dell’Economia contiene uno dei segreti meglio custoditi e più oggetto di polemiche degli ultimi anni: quello dei derivati sottoscritti dallo Stato a garanzia del debito pubblico. Continua a leggere

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Infrastrutture, le indiscrezioni e la pista veneta

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Cari lettori salve,
credo che queste indiscrezioni che corrono lungo l’asse Veneto-Roma potrebbero interessarvi. Si parla di dicastero delle infrastrutture…
Le indiscrezioni arrivano da Roma. Nell’ambito della formazione del nuovo governo a guida leghista e pentastellata sarebbero circolati alcuni nomi veneti per il dicastero delle infrastrutture, uno dei più strategici. Si tratta di nomi non solo papabili per la poltrona di ministro, ma anche per quella di sottosegretario. Il primo è quello di Silvano Vernizzi, oggi amministratore delegato di Veneto Strade è stato a lungo il commissario governativo straordinario per la Pedemontana veneta. La sua scelta sarebbe in quota Lega ma molto ben apprezzata da ambienti di Fi. Un altro nome che sta circolando è quello di Massimo Colomban, già assessore alle partecipate nel comune di Roma nella giunta del M5S, ha un passato nel centrodestra e non sarebbe sgradito alla Lega. L’ultimo nome che circola è quello di Massimo Malvestio, noto avvocato trevigiano, conosciuto per essere uno degli spin doctor di Zaia, nel suo caso il suo nome sarebbe stato proposto senza che il diretto interessato ne fosse immediatamente messo a conoscenza. Le voci sarebbero già circolate nella base del M5S che non avrebbe gradito i tre nomi perché considerati troppo vicini all’establishment veneto delle infrastrutture. Nella Regione che fu della Serenissima si giocano alcune partite più delicate nel novero delle grandi opere. Basti pensare alla conclusione del Mose, alla bonifica di Marghera, ai canali per le grandi navi e ancora la Pedemontana Veneta, la Valdastico Nord e la Orte Mestre per non parlare della Tav Brescia, Verona Vicenza, Padova. Si tratta di progetti osteggiati dal M5S e che invece la Lega, in una col centrodestra ha sempre caldeggiato. Come è stato più volte spiegato sulla stampa nazionale (dal Fatto e dal Corsera in primis) proprio nel Veneto, in tema di infrastrutture si giocherà una partita cruciale per il Paese, nell’ambito della quale sarà importante capire quanto le lobby che operano alle spalle del comparto infrastrutturale saranno in grado di far sentire il proprio peso sul nascituro governo.

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