Segnalazione Agenzia Consul Press
Dal CROLLO dei MURI … al COLLASSO dei PONTI
I soloni della demoplutocrazia radical chic – ed i media con loro conniventi – dopo averci narrato per decenni balle inverosimili sulla presunta (e presuntuosa) eternità delle opere in cemento armato, oggi ci dicono che, al contrario, sono stati forse sperperati i soldi dei contribuenti …. perché tali opere hanno una durata massima di 50 (cinquanta) anni.
Come è possibile se a Pechino sono ancora utilizzabili i ponti illustrati da Marco Polo nel suo famoso libro “Il Milione” risalenti a parecchi secoli fa? E perché ancora resistono i numerosi ponti costruiti in epoca romana e medioevale ? Come mai le nuove tecnologie si sono dimostrate meno efficienti di quelle antiche?
Sono domande che tutti noi ci poniamo dopo il crollo del Ponte Morandi di Genova, presentato per decenni come una delle opere ingegneristiche all’avanguardia del genio architettonico italiano.
Per doverosa informazione bisogna ricordare che i ponti costruiti durante il Regno d’Italia, compresi quelli del vituperato Regime Fascista, risultano ancora tutti ben funzionanti mentre, al contrario, quelli edificati nella Repubblica (ovviamente “democratica ed antifascista”, nata dalla Resistenza) non resistono al tempo e si sbriciolano come castelli di sabbia, mettendo a rischio la vita sia dei nostri Concittadini, sia dei visitatori provenienti dall’ Estero. Si è passati da un Governo Dirigista che con l’I.R.I. aveva salvato l’economia italiana durante la recessione del 1929, portando la disoccupazione a zero e la £ira a quota 90, ad un regime partitocratico. L’interesse nazionale che era il principio fondante del pensiero precedente è stato sostituito dalla logica del profitto, logica che ha pervaso ogni settore della società, compresi quelli che moralmente e spiritualmente dovrebbero esserne immuni, come ad esempio la Chiesa Cattolica che non si impegna più in battaglie a difesa dei valori cristiani, della morale o della famiglia ma unicamente in difesa del business “pro immigrazione clandestina” che le rende fior di miliardi. E’ nel nome della nuova divinità, che non è il Dio Uno e Trino della cristianità, ma il dio uno e quattrino del mondialismo capitalista, del liberismo cosmopolita, del catto-comunismo, della lotta ad ogni principio di sovranità e di identità dei popoli. Questa azione in Italia è stata favorita dai Governi di Sinistra che hanno, con Prodi e D’Alema, privatizzato le partecipazioni statali, smantellato l’IRI e svenduto il patrimonio pubblico a favore delle “Leggi di Mercato” e della Finanza Apolide.
Il 30 aprile del 1933 il principe Umberto di Savoia e la consorte Maria Josè del Belgio, unitamente al cavalier Benito Mussolini, Duce del Fascismo e Capo del Governo, inaugurò a Venezia il Ponte del Littorio (ribattezzato successivamente, nel nome dell’antifascismo, Ponte della Libertà) ed il suddetto Ponte garantisce la percorrenza del traffico sia automobilistico, sia ferroviario, congiungendo Venezia alla terraferma, consentendone un successivo ampliamento nel 1970, portando i binari da 2 a 4.
https://www.youtube.com/watch?v=4hLrHxIIdx4
Questo ponte, al pari di tutti gli altri costruiti durante il periodo monarchico, con tecnologia meno avveniristica e più arcaica dei quelli del dopoguerra, sta ancora in piedi. Come mai allora i ponti costruiti nel dopoguerra, con cemento armato (che ci dicevano garantisse l’eternità) hanno tutti delle criticità?
Forse perché nel nome del profitto si sono utilizzati materiali scadenti, perché si dovevano finanziare anche i partiti repubblican-costituzionali e pagare tangenti? La cosa non è da escludere. Questo anche alla luce delle inchieste sulla corruzione che agli inizi degli anni novanta del secolo scorso hanno spazzato via un’intera classe dirigente, poi purtroppo riciclatasi nella seconda attraverso soprattutto il PDS-PPI-DS-Margherita-PD e Forza Italia-PDL ….
Come per il filmato precedente, qui di seguito riportiamo la testimonianza della giornalista Milena Gabanelli in un’inchiesta di Report sulla gestione della Autostrade a Benetton nel lontano 2004, poi i politici non dicano che erano all’oscuro…
https://int.search.tb.ask.com/search/video.jhtml? enc=0&n=783a6395&p2=%5ECQJ%5Exdm379%5ELMITIT%5Eit&pg=video&pn=1&ptb=E8436575-024F-4C6A-BF9D-5402A18FE6CF&qs=&searchfor=Gabanelli+autostrade+benetton+2004&si=adwords-b883f162247c1aaec22951fa903d9bd4&ss=sub&st=sb&tpr=sbt
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Lo scrittore Maurizio Blondet (*1), nel suo sito personale si domanda: “Ma ‘Segreto di Stato’ può voler dire ‘Tangenti’? (Domanda alla Procura)”. E questo perché i governi di Sinistra hanno messo il segreto di Stato sui contratti di concessione alle autostrade: cosa c’è da nascondere e che il popolo non deve sapere?”– Conclude quindi il giornalista: “E’ una domanda che vorrei porre, da povero cittadino, a giudici, procuratori: quale altro motivo riescono a immaginare per questo segreto – di Stato! – se non occulti scambi e benefici tra i politici che hanno concesso, e quelli che godono della concessione di un monopolio lucrosissimo? Domando sinceramente: perché io non riesco a immaginare altro. Magari i giudici e procuratori, invece sì.”
Sempre in tema di Autostrade per l’Italia, delle quali è proprietaria la società Atlantia del Gruppo Benetton (i cui componenti risultano “elettivamente affini” ad un tal Mr. George Soros) e che – tramite Oliviero Toscani, Guru della comunicazione – promuove “campagne arcobaleno” a favore sia della negazione identitaria dei popoli, sia del meticciato e dell’invasione afro-islamica del nostro Paese. Tale vicenda così è stata sintetizzata dal giornalista Emidio Novi (*2): “Insaziabili questi Benetton, più guadagnavano meno spendevano per la manutenzione delle autostrade che avevano avuto in regalo dal centrosinistra … Fantasiosi questi Benetton. – Prodi, Ciampi e Giuliano Amato s’erano impegnati con Bruxelles e soprattutto con francesi e tedeschi a smantellare l’IRI. Massimo D’Alema li prende in parola e nel 1999 decide di privatizzare la rete autostradale di proprietà dell’IRI e quindi dello Stato. … Le Autostrade sono una Zecca che produce moneta sonante. I Benetton semi-falliti come imprenditori del tessile-abbigliamento … hanno incassato tanti di quei soldi da diventare investitori globali. … Con una redditività del 25% decidono di tagliare le spese di manutenzione. Per loro le Autostrade ex IRI sono una miniera d’oro inesauribile. Aumma aumma nel 2016 ottengono una proroga quarantennale con un emendamento aggiunto all’ultimo minuto alla legge Finanziaria. Una vergogna, la banda Renzi è capace di tutto. … I contratti che riguardano i concessionari delle autostrade vengono secretati. … Questa banda di malavitosi merita un decreto che spazzi via la benevolenza di TAR e magistratura civile corrotta. E che faccia capire a opposizioni e potere mediatico che la fortuna sta abbandonando i Benetton e quelli come loro”.
La sensibilità di Autostrade per l’Italia e della famiglia Benetton è tale che per le vittime della tragedia del Ponte Morandi non hanno detto una parola, anzi lucrandoci …. se è vero come ha detto l’on. Matteo Salvini, Ministro dell’Interno, hanno addirittura preteso il pedaggio dalle autoambulanze e dai mezzi di soccorso.
Che ci sia stato qualcosa che non funzionava nella privatizzazione delle Autostrade avrebbe dovuto accorgersi anche la magistratura, forse anche la stampa se fosse stata veramente libera e non asservita alle Lobby Confindustriali, di cui la famiglia Benetton è una delle massime rappresentanti, se è vero, come è vero che Gian Maria Gros-Pietro, ultimo Presidente delle Autostrade pubbliche dell’IRI è stato successivamente promosso Presidente delle Autostrade private del Gruppo Benetton.
A nostro modesto parere il “Governo grillo-leghista del cambiamento” dovrebbe istituire una Commissione d’Inchiesta sulle privatizzazioni riconducibili ai governi di una certa Sinistra (stanziante in Capalbio) ed istituire – come fecero i governi antifascisti non appena conquistato il potere – un Tribunale Speciale sugli illeciti arricchimenti di Regime (constatando come i politici fascisti, a cominciare da Mussolini, pur governando con modalità probabilmente discutibili, furono prevalentemente onesti) e far pagare alle classi politiche predatorie attuali il danno erariale da loro causato alle casse dello Stato, favorendo l’indebitamento pubblico e la pauperizzazione del nostro popolo.
Filippo Ortenzi
Rettore costituenda Università Ortodossa San Giovanni Crisostomo
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NOTE A MARGINE – Se possibile, vorrei ampliare l’analisi di Filippo Ortenzi coinvolgendo anche ben altre e diverse responsabilità di questo scellerato Stato (repubblicano, democratico, pluripartitocratico, diffusamente ed ampiamente corrotto) per una assoluta mancanza d’una politica economica/industriale e manageriale, nonché per l’incapacità di valutare, proporre ed “imporre” – qualora necessario – scelte più opportune per la Nazione (o per il Popolo, o per la Comunità) che il medesimo Stato avrebbe dovuto rappresentare o guidare. A mio giudizio, risultano infatti criticabili e condannabili le dissennate scelte con cui, dalla fine degli anni ’50, è stato privilegiato lo sviluppo delle reti autostradali nei confronti di quelle ferroviarie e, quindi, la sudditanza di questo scellerato Stato in particolare nei confronti della “Dinastia Agnelli” ed in generale nei confronti delle lobby automobilistiche, delle compagnie petrolifere, ecc. ecc. D’altra parte, così come è giusto riconoscere i meriti acquisiti della Fiat nello sviluppo del “Paese Italia”, va anche evidenziato come la Fiat S.p.A. – in sede approvazione bilanci d’impresa – abbia spesso privatizzato i profitti (distribuendo utili ai propri Azionisti) e parimenti socializzato le perdite a carico dell’Italia (ricorrendo alla Cassa Integrazione per le retribuzioni dei propri dipendenti). E sul “Caso FIAT” più volte la Consul Press ha preso posizione, ospitando e pubblicando anche ponderosi interventi del Prof. Gaetano Rasi, eminente studioso e già Presidente del CESI – Centro Nazionale Studi Politici ed Iniziative Culturali.
http://www.consulpress.net/il-caso-fiat/
Per quanto riguarda invece il pesante “J’Accuse” dell’amico Filippo contro la Chiesa Cattolica, desidero esprimere un mio parziale dissenso. Infatti ritengo sia giusto ricordare come l’attuale Pontefice (nonostante le sue luci ed ombre) abbia più volte lanciato il proprio giusto monito contro le leggi di un mercato iper-liberista, contro una finanza apolide, contro un capitalismo selvaggio ed incontrollato, rievocando forse inconsciamente i “Valori” dell’ Umanesimo del Lavoro, che è ben presente sia nei nostri cuori, sia nella nostra Linea Redazionale. Ciò premesso, personalmente, non posso non condividere la Filippica Ortenziana contro il “business dell’ immigrazione clandestina” e, d’altra parte, personalmente mi sono sempre schierato contro lo “Jus Soli”, stoltamente auspicato dallo Stato Vaticano, giuridicamente uno “Stato Estero”, che è giunto a richiedere specifici provvedimenti legislativi allo Stato Italiano tramite indebite pressioni ed ingerenze delle proprie Gerarchie e del proprio apparato mediatico-comunicativo … vds. Avvenire, Famiglia Cristiana, Giornalini parrocchiali, ecc. – D’altra parte, sia lo stesso Pontefice, sia le alte od intermedie Gerarchie Ecclesiastiche, sia i numerosi Parroci e Sacerdoti, avrebbero già da tempo dovuto riflettere con maggior attenzione sulle conseguenze geo-politiche e sociali che queste trasmigrazioni di massa comporteranno in misura sempre più devastante, se non opportunamente bloccate e regolarizzate. Con un’accoglienza globalizzata ed incontrollata – aperta a tutti, sempre e comunque – in ossequio ad un distorto ed inapplicabile ecumenismo Verso il Diverso – senza l’intervento illuminato di Vladimir Putin in aiuto del Popolo Siriano e del legittimo Presidente della Siria – la Curia dello Stato Città del Vaticano avrebbe potuto osservare (qualora ne avesse avuto tempo !) i cammelli ed i cavalli del bellicoso “Califfato Islamico” abbeverarsi nelle fontane davanti al Colonnato di Piazza San Pietro.
A mio giudizio, la Chiesa Cattolica dovrebbe invece maggiormente impegnarsi sia nella “Nostra Italia”, sia nei territori d’oltre mare, per migliorare ed assistere in loco le condizioni di vita spirituali e materiali delle relative popolazioni e/o comunità, evitando loro un brutale e forzoso sradicamento dai propri territori, adempiendo così ad una “Missione” Pastorale, Spirituale e Vocazionale, da troppo tempo caduta in oblio e senza farsi irretire da interessi pseudo-politici, immobiliar-imprenditoriali e/o lobbistici. Pertanto, quale Cattolico Ghibellino ed appartenente all’ ORDO SANCTI SEPULCHRI – CAVALIERI BIANCHI DI SEBORGA, mi piace concludere queste mie note con il nostro motto: “Non Nobis Domine, Non Nobis, sed Domini Tuo da Gloriam”
Giuliano Marchetti
(*1) Maurizio Blondet – Noto e brillante giornalista, nonché scrittore, saggista e blogger (www.maurizioblondet.it) – Più volte sulla nostra Agenzia Giornalistica sono stati ripresi suoi articoli e sue conferenze. Il testo qui riportato, pubblicato in data 16 agosto (2 giorni dopo l’avvenuto crollo del Ponte Morandi) è stato tratto dal sito “Christus Rex”, a cui si può accedere direttamente anche tramite il banner presente nella homepage della Consul Press.
(*2) Emiddio Novi – Giornalista e Scrittore, collaboratore delle “Edizioni ControCorrente” ed autore di vari libri, tra cui “La Dittatura dei Banchieri” a suo tempo recensita su questa Testata, nell’agosto del 2014, a cura di Ivan Guidone. Lo stralcio del presente articolo riguardante i Benetton, riportato sulla nostra Agenzia è stato ripreso da “Affari Italiani”, il I° Quotidiano Italiano online, ivi pubblicato il 18 agosto. Purtroppo, apprendiamo in questo momento – tramite una @ delle Edizioni ControCorrente – della sua tragica morte oggi avvenuta in un incidente stradale, travolto da un camioncino in una manovra di retromarcia…. Che Dio lo accolga in Cielo, meritatamente !_____________G.M.
Vi è una inesattezza nell’ articolo.
Il ponte ferroviario, fisicamente staccato dal ponte “Littorio” è stato costruito dagli austriaci.
Il troncone di raddoppio è anch’ esso distaccato da quello austriaco a cui sono state tolte le cordonate in pietra d’ Istria (che ricordo essere la componente principale dei palazzi veneziani perché resistente alla salsedine) è in cemento armato.
Per quanto riguarda i “masegni” (macigni) in pietra d’ Istria, dopo esser stati parcheggiati per anni sul terreno della ferrovia vicino alla stazione di Marghera, nessuno sa che fine abbiano fatto visto che oltre al valore intrinseco hanno molto valore economico nelle costruzioni.