La telefonata di Putin a Netanyahu ferma le bombe israeliane in Siria

LAPRESSE_20180129172246_25571588È la domanda che molti si sono posti questo fine settimana: come mai la Russia permette a Israele di bombardare le postazioni governative in Siria? La risposta è semplice: Vladimir Putin non può perdere un alleato come Israele. I legami storici tra i due Paesi sono profondi – un sesto della popolazione israeliana è costituita da russi di origini ebraica – e Tel Aviv è uno degli attori chiave della regione. Andare allo scontro frontale sarebbe una follia (se non un suicidio politico).
Ma la “linea rossa” sarebbe stata oltrepassata questo fine settimana, quando le forze siriane hanno abbattuto un F16 israeliano che aveva condotto attacchi contro “obiettivi iraniani” in Siria.Secondo quanto riporta Haaretz, il presidente russo avrebbe chiamato il premier israeliano per chiedergli di evitare mosse capaci di condurre a “nuove e disastrose conseguenze per la regione”. Conseguenze che riguardano non solo gli alleati sciiti di Mosca, ma anche (e soprattutto) le stesse truppe russe presenti in Siria. Questo invito, secondo quanto riporta il quotidiano israeliano, sarebbe stato accolto da Tel Aviv.
La prudenza di Mosca deriva da una semplice preoccupazione: i bombardamenti israeliani hanno colpito postazioni non lontane dai luoghi presidiati dai soldati e dai consiglieri russi, compresa la base T4 vicino a Palmira, dalla quale sarebbe partito il drone iranianoche ha violato lo spazio aereo di Tel Aviv. Putin non può permettersi di perdere altre vite umane in questa guerra, soprattutto in vista delle elezioni che si terranno a marzo.
Quel che nota Haaretz è che l’attacco siriano non sarebbe stato eseguito senza il tacito consenso della Russia: “Il messaggio è in realtà una tacita ammissione che Israele non ha altra scelta se non quella di accettare, almeno per ora, l’egemonia del Cremlino al suo confine settentrionale”. Un’ipotesi non così peregrina dato che Mosca ha collegamenti diretti con il quartier generale dell’aviazione di Tel Aviv. Se Mosca ha permesso che l’esercito siriano abbattesse un caccia israeliano è perché voleva mettere un paletto: attacchi contro i soldati di Damasco non saranno più tollerati.
Allo stesso modo, però, la Russia sta anche facendo in modo che la Siria non diventi una base iraniana permanente. Ed è questo un altro motivo per cui Tel Aviv non può permettersi di perdere un alleato come Putin. La sua unica scelta, almeno per il momento, è quella di accettare le regole di Mosca.
Cristiani nel mirino: è questo il tema dell’incontro del 20 febbraiodurante il quale Fausto Biloslavo e Gian Micalessin racconteranno la realtà drammatica di chi è perseguitato per la propria fede. L’incontro si terrà martedì 20 febbraio alle ore 17 in via Gaetano Negri 4. I posti sono limitati. Per partecipare potete scrivere a info@gliocchidellaguerra.it o chiamare il numero 028566445/028566308
Fonte: http://www.occhidellaguerra.it/putin-netanyahu-siria/

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