Ma a Saviano è più utile s
ostenere la tesi della “fuga” politica dalla questione da parte del governo giallo-verde. “Il dibattito sul Global Compact alla Camera ci dà, su questo governo, un’altra informazione, e cioè che l’importante per i suoi rappresentanti è sempre posticipare, non decidere, non firmare: in definitiva, non esserci.
Non esserci in Europa quando si decide in materia di immigrazione (vedi il Salvini europarlamentare assenteista), non esserci a Marrakech gli scorsi 10 e 11 dicembre, quando è stato formalmente approvato il testo del Global Compact di fronte ai rappresentanti di 150 paesi del mondo. Assente Conte, assente l’Italia. Perché non esserci, se sei al governo e sei stato votato… serva a dire: io non c’entro, non ero d’accordo, se fosse dipeso da me le cose sarebbero andate diversamente…”.
Saviano poi critica l’allineamento dell’Italia alla posizione dell’Ungheria di Orban, del quale dice peste e corna, ovviamente. “Ma oltre a essere un’alleata un po’ riottosa che non sempre ci è fedele, per noi oggi l’Ungheria è anche uno strumento di chiaroveggenza, uno specchio magico utile per capire dove finiremo con il Movimento 5 Stelle e la Lega al governo….”.
L’Ungheria e Soros
Dove finiremo? Male, ovviamente, come l’Ungheria, dove il leader attacca il finanziere e speculatore George Soros, suo connazionale, ma che per Saviano è un obiettivo sbagliato. “Per il premier Orbán e per i suoi fedelissimi, se gli ungheresi scendono in piazza non è perché vivono male, ma è per colpa di Soros: un capro espiatorio per ogni male e per ogni stagione…”.
Poi Saviano spiega che dietro la congiura di calunnie contro lo speculatore ungherese ci sarebbe, ovviamente, la questione immigrazione. “Gli attacchi a Soros e alla sua opera filantropica seguono due filoni, da un lato la guerra senza quartiere alle Ong da lui finanziate che tramerebbero per inondare l’Ungheria di immigrati (Luigi Di Maio con i suoi “taxi del mare” non ha inventato niente, ha semplicemente guardato all’Ungheria e preso ispirazione), dall’altro l’attacco alla cultura, sul presupposto che non sia un bene primario, che siccome siamo in democrazia (non importa quanto illiberale), studiare e informarsi sono pratiche superflue…”.
fonte: http://www.secoloditalia.it/2018/12/saviani-difende-il-global-compact-e-lo-speculatore-soros-un-capro-espiatorio/?utm_source=dlvr.it&utm_medium=facebook