di Giovanni Petrosillo
Fonte: Giovanni Petrosillo
Le elezioni appena concluse hanno decretato la vittoria dei 5Stelle al sud e della Lega al Nord. Nella coalizione di centro-destra non va bene F.I., mentre si rafforza il partito della Meloni. Il Pd è crollato ovunque, anche nelle roccaforti d’antan. Leu ha superato di poco la soglia di sbarramento. Le ali estreme, Casapound e Potere al popolo, praticamente non esistono così come lo spauracchio della contrapposizione fascismo/antifascismo, con il quale i media hanno cercato di rinfocolare ataviche quanto immaginarie diatribe (con lo scopo di instradare gli elettori verso i gruppi dell’establishment).
Né i pentastellati né i centrodestri hanno la maggioranza per dare vita ad un esecutivo stabile. Si aprono i giochi per alleanze che consentano agli uni o agli altri di insediarsi a Palazzo Chigi. A Salvini e soci mancano una cinquantina di deputati ed una trentina di senatori per raggiungere l’obiettivo. Ai grillini molti di più. Quest’ultimi però sono il movimento più votato d’Italia e sembrano avere più chance di farcela orientandosi a sinistra. Renzi vuole impedire che ciò accada perché ha intenzione di farsi un partito personale spaccando il Pd. Ma se quest’ultimo entra nel governo nessuno lo seguirebbe più per cui ha mandato in scena le prime dismissioni-non dimissioni della Storia.
In ogni caso, sia Salvini che Di Maio dovranno scendere a patti con qualcuno annacquando le loro promesse elettorali, se non anche la loro visione politica che già non era un granché.
Il vero nodo della questione è questo: il mondo ha di nuovo il coltello tra i denti, trascinato dall’ondata multipolaristica. Cambiano i rapporti di forza globali. La Russia crea missili imbattibili. La Cina incrementa i propri arsenali. Gli americani non hanno mai smesso di spendere in armi e di migliorarle. Altre potenze regionali si comportano minacciosamente e mostrano i muscoli dove possono o dove ritengono di averne diritto. L’Italia ne sta pagando il prezzo, sia dentro che fuori i confini, indebolendosi su tutti i fronti. Basta una minaccia dei mercati per modificare la politica interna o una nave turca per ridimensionare quella estera.
Al cospetto di questi grandi temi che dicono grillini e leghisti? Di Maio è volato a Washington e si è accomodato con qualche trilaterale mentre Salvini non è andato più in là di critiche all’euro, all’Ue e alla Germania, ora divenute pure più “costruttive”. Il resto dei programmi è fuffa su reddito di cittadinanza, Flat tax e altre misure economicistiche ecc. ecc. che possono lenire ma non risolvere problemi che hanno natura soprattutto extra economica.
Come ha scritto invece Alberto Negri: “La Russia, Erdogan, la guerra in Siria, Cipro, Israele, Egitto, la Libia e l’Eni: un minuto per capire la strategia del gas. Le cose in sostanza stanno così. Se il gas russo va da Erdogan in pratica la Russia aggira l’Ucraina e trasferisce una quota della dipendenza europea da Mosca ad Ankara. Il progetto Tap (gas dell’Azerbiajan all’Italia) va avanti ugualmente perché interessa la Turchia anche se fa concorrenza a Mosca. Ma il gas di Cipro e del Mediterraneo orientale scompagina i piani della Turchia di diventare un hub decisivo del gas per l’Europa. Se poi a questo aggiungiamo il gas di Israele e quello dell’Egitto la posizione strategica turca si indebolisce. Peggio ancora se un giorno il gas iraniano passasse dall’Iran all’Iraq fino ai terminali in Siria: è questo uno dei motivi della guerra per procura anti-iraniana contro Assad da parte di Turchia e monarchie del Golfo. E per finire mettiamoci pure l’Algeria e la Libia già collegate da due gasdotti con l’Italia: ed ecco che si capisce bene perché hanno fatto fuori Gheddafi. L’Italia, con Eni, entra in tutti o quasi i progetti citati e questo evidentemente infastidisce diversi attori regionali e non. Nessuno di questi argomenti strategici per l’Italia è minimamente entrato nella campagna elettorale: non sono difficili da capire li ho sintetizzati qui in 18 righe, ovvero un minuto di lettura”.
E non solo di strategia energetica si tratta ma, soprattutto, di ricollocazione geopolitica dell’Italia e dell’Europa in un contesto in profonda trasformazione. Su questo i nostri cosiddetti populisti nulla hanno detto e nulla hanno da dire. Non c’è speranza. Questi signori non hanno capito il vero spirito dei tempi, per questo sono già perdenti e non potranno fare meglio (ma nemmeno peggio, credo) di chi li ha preceduti. Tuttavia, essere meglio di chi li ha preceduti non basterà a risollevare il Paese. Non fare male o fare bene non basta più, qui occorre fare qualcosa di grandioso e innovativo, revisionando il passato per costruire il futuro, guardandosi intorno dove siamo circondati da lupi.
*Il nostro sito non aderisce a tutto quello che ha scritto l’autore, ma ritiene l’analisi interessante
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