Il legale e il bottale

di Marco Mlioni
Apprendo che il Rino Mastrotto group si sarebbe lamentato del contenuto di un mio servizio pubblicato su Vicenzatoday.it il 10 aprile. La lamentela, giunta per bocca dell’avvocato dell’azienda, tale Enrico De Negri, bolla per destituite di fondamento le indiscrezioni raccolte dal sottoscritto rispetto agli scenari futuri che si stagliano all’orizzonte del gruppo conciario trissinese. Le indiscrezioni riguardavano il ventilato cambio di proprietà e le possibili ripercussioni sul piano occupazionale. Quante volte infatti quando arrivano gli stranieri in Italia dopo poco o dopo tanto, soprattutto quando cambia la proprietà, ci sono ripercussioni sul fronte occupazionale?
La proprietà smentisce che abbia intenzione di ridimensionare il personale. Ma ben si guarda dal garantire che eventuali cambi degli assetti azionari garantiranno sempiternamente i livelli occupazionali: semplicemente perché non può farlo. E tra l’altro le indiscrezioni che parlano di un possibile cambio della guardia in seno alla proprietà sono giunte anche dai media specializzati. Che dice il signor De Negri di quanto riportato dal portale de Il Sole 24 ore? E che cosa ne dice il signor De Negri della bibbia dei sovranisti italiani (scenarieconomici.it) che in un articolo dello scorso anno firmato dall’analista indipendente Fabio Lugano, uno dei principali consulenti della associazione degli azionisti azzerati Noi che credevamo nella BpVi e in Veneto banca, proprio a proposito del futuro di Rino Mastrotto group scrive: «Ora probabilmente un private equity straniero prederà il controllo della Rino Mastrotto, con il rischio che se va bene il tutto venga razionalizzato con Pasubio, se va male venga invece delocalizzato altrove».
Ma la cosa più demenziale in questa vicenda che Rino Mastrotto group per bocca del suo legale abbia accusato il sottoscritto di non avere interpellato l’azienda. Ora facendo uso di un antiquato fax (ieri il portale del gruppo trissinese manco funzionava, chissà i clienti in giro per il mondo che cosa penseranno) il “poro can” che vi scrive aveva chiesto il punto di vista dei vertici aziendali in modo che anche a questi ultimi fosse dato lo spazio dovuto per una informazione corretta e attenta alle opinioni di tutti. Bene, la richiesta di intervista è stata indirizzata alla Rino Mastrotto group sapete quando? Il 22 marzo 2019. Possibile che in quasi venti giorni nessuno si sia preso la briga di contattarmi? Magari dicendo: “caro Marco sei fuori strada…”. Oppure “no comment”. Oppure “porco zio no sta’ a rompare i cojoni: semo drio laorare zio can che el sole magna le ore”.
Sarebbe stato più decente. E invece no. Si è preferito il ridicolo così ridicolo da divenire grottesco. E poi in una ditta che ha un presidente (Rino Mastrotto), quattro amministratori delegati (non è uno scherzo sono quattro e si chiamano Maria Grazia Castagna, Bruno Angelo Bisazza, Matteo Mastrotto, Barbara Mastrotto) e un consigliere ovvero Luciano Colombini, possibile che nessuno abbia trovato il tempo di leggere (e di capire) un fax di sette righe? Con quale esponente del top management l’avvocato De Negri si è confrontato? Chissà, magari il fax ce lo aveva il patriarca Rino in persona e magari se l’è dimenticato al bar da Ioppo a Trissino dove di tanto in tanto va a leggere un quotidiano di Confindustria del quale è socio… Chi lo saprà mai.
E magari se l’avvocato dovesse beccare Rino da Ioppo, o in qualche altro bar di Trissino potrebbe ricordare en passant al visir del bottale da Nogarole che tra le altre riveste anche il ruolo di presidente della sezione concia di Assindustria Vicenza. E proprio in ragione della sua veste sarebbe decente che il presidentissimo dicesse qualcosa dopo le rivelazioni terribili sull’Oasi di Casale a Vicenza, visto che lì per anni «l’industria conciaria si servì della camorra per sversare i suoi veleni» come racconta Vicenzatoday.it dell’11 aprile. Ad ogni modo le lamentele dell’avvocato De Negri ha indirizzato al sottoscritto nella forma di una lettera infelice, sono state immediatamente segnalate all’ordine dei giornalisti e a quello degli avvocati: al primo perché venga tutelata la professionalità di chi scrive. Al secondo perché possa conoscere la condotta di un suo iscritto. Sappiamo bene che l’ordine degli avvocati non prenderà alcun provvedimento: ma intanto gli atti rimangono alla storia e qualificheranno il legale non tanto sul piano professionale, quanto sul piano umano. Il che è molto peggio.
E visto che siamo in tema di concia (perché quando uno mette il sedere sulle pedate alla fine le pedate arrivano) sarebbe bene parlare dell’altro ramo della nobil casata Mastrotto. Quello dei Santo e dei Bruno. Orbene. Alcuni giorni fa con grandi squilli di tromba un quotidiano locale che per ragioni di orario non citerò (tra poco scatta la fascia protetta) annuncia urbi et orbi che al teatro Olimpico avrà luogo la presentazione del libro «Dalla pelle al cuore – Storie di vita e d’impresa del Gruppo Mastrotto» con la partecipazione dei fondatori dell’Azienda, dell’autore Alessandro Zaltron e l’intervento dell’astronauta Umberto Guidoni (probabilmente la stazione spaziale sarà presto foderata in cuoio della Valchiampo, avrà i cerchi in lega di Altissimo da 333 pollici, il navigatore che parla il dialetto di Durlo,  l’iPad con dentro Jacopo Bulgarini D’Elci che recensisce tutta la serie del Trono di spade, l’assetto ribassato col QI degli abitanti di Montebello e il seggiolino eiettabile che quando eietta precocemente bestemmia).
Sfiga vuole che l’evento si sia tenuto il giorno 12 aprile, proprio il giorno dopo rispetto alle rivelazioni del buon Romio in tema di sversamenti che a Casale sarebbero avvenuti col braccio della mafia campana ma con la mente della concia. Chissà se dal palco qualcuno avrà commentato per smentire, per respingere al mittente le accuse. Chissà se qualcuno dal palco (o da dentro il libro, non sappiamo se foderato in pelle umana, quindi non arzignanese) si sia ricordato delle vicende giudiziarie dei Mastrotto Santo e Bruno all’epoca della epopea di Dirty dancing leather e delle scorribande rese celebri da Domenico Iannacone su presa diretta.
Tuttavia la cosa più balzana e barzotta è un’altra ancora. Ma l’amministrazione comunale di Vicenza (e non poteva mancare pure la provincia visto che ormai il presidente e sindaco sono uno e bino) era proprio obbligata a concedere il patrocinio? Ora è vero che nel gruppo Mastrotto c’è uno che si chiama Santo… ma sarà davvero uno stinco di sé stesso viste le traversie giudiziarie che il gruppo arzignanese, che è diverso da quello trissinese, affrontò dopo il 2010? Chissà se durante il pre-show all’Olimpico, si sarà parlato delle res gestae degli amici per la pelle.
 
FONTE – http://supporto01.blogspot.com/2019/04/il-legale-e-il-bottale.html

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