Il periodo d’oro sta lentamente svanendo, il divario tra poveri e ricchi aumenta, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna si stanno trasformando dalle “vetrine dell’umanità” a focolai di povertà.
Il capitalismo di oggi assomiglia molto più verosimilmente ai romanzi di Charles Dickens: i ricchi si arricchiscono, i poveri si impoveriscono. Entrambi vivono in ghetti: i ricchi in zone sorvegliate, gli altri in case popolari. Gli ascensori sociali, se funzionano, si muovono solo verso il basso.
Gli autori dello studio hanno analizzato il tasso di crescita dei redditi in diversi strati della popolazione negli ultimi 36 anni. E’ emerso che a partire dal 1980 l’1% dell’umanità è arrivato a possedere il 27% della ricchezza mondiale, mentre il 4% della ricchiezza è detenuto dallo 0,001% della popolazione mondiale, ovvero dalle 76mila persone più ricche del mondo.
Allo stesso tempo il tasso di crescita dei redditi della “classe media” è rallentato ed oggi si è quasi fermato. Se la tendenza attuale dell’impoverimento delle masse e dell’arricchimento dei super ricchi continuerà, nel 2050 lo 0,15% della popolazione mondiale possiederà la ricchezza dell’intera classe media mondiale. In sostanza, questo significa che entro il 2050 non esisterà nessuna classe media: verrà fagocitata dai poveri.
Il rapporto di Piketty evidenzia un’interessante regolarità. La disuguaglianza economica cresce più velocemente nelle principali economie mondiali. Il successo dei miliardari raggianti viene ripagato dalla popolazione spremuta e impoverita dei Paesi sviluppati.
Nel 1980 l’1% dei cittadini statunitensi possedeva il 22% della ricchezza nazionale. Oggi la stessa percentuale di ricchi possiede già il 39%. Il proprietario di Amazon Jeff Bezos ha aggiunto 33 miliardi di dollari al suo patrimonio l’anno scorso e lo scorso novembre è stato proclamato l’uomo più ricco del mondo con una fortuna complessiva stimata in 100,3 miliardi di dollari.
Più o meno lo stesso quadro sta prendendo forma in Gran Bretagna. Nel 1984 l’1% dei super ricchi deteneva il 15% della ricchezza nazionale, ora il 22%. Negli ultimi trent’anni, sostiene Piketty, i Paesi leader del mondo occidentale hanno raggiunto lo stesso livello di disuguaglianza economica dei Paesi dell’Africa e del Medio Oriente, tradizionalmente svantaggiati in questo senso.
La crescita record dei patrimoni dell’1% della popolazione viene pagata dalla maggioranza della classe lavoratrice: nei Paesi stereotipo del benessere è scoppiata un’epidemia di povertà. La Joseph Rowntree Foundation, un ente di beneficenza in lotta contro la povertà nel Regno Unito da oltre cent’anni, se la vede con 14 milioni di cittadini britannici poveri. Questo numero rappresenta un quinto della popolazione totale del Paese. In “condizioni difficili”, secondo l’ente, vivono 4 milioni di bambini e quasi 2 milioni di anziani.
La situazione non riesce nemmeno ad essere capovolta dalla disoccupazione ai minimi storici per l’Inghilterra. Una quota sempre più grande dello stipendio se ne va tra bollette ed affitti sempre più cari, mentre tutti i risparmi vengono consumati dall’inflazione. Questa situazione non consente ai cittadini di accumulare una pensione decente. Acquistare la propria casa sta diventando sempre più proibitivo per i lavoratori: i prezzi degli immobili hanno reso la casa di proprietà un vero lusso.
L’ufficio del censimento degli Stati Uniti considera poveri 41 milioni di americani (12,7% della popolazione), tuttavia molti sociologi e le Ong ritengono questo dato sottostimato. Allo stesso tempo il 32,6% del numero totale di poveri sono bambini e tra i senzatetto la percentuale di bambini è del 21%.
L’impoverimento della popolazione in America è diventato così grave che a dicembre è iniziato il monitoraggio del relatore speciale delle Nazioni Unite sui problemi legati all’indigenza e ai diritti umani Philip Alston. Alston ha promesso di analizzare come la povertà colpisca i diritti degli americani “tenendo conto l’importanza che l’amministrazione americana attribuisce al tema dei diritti umani nella sua politica estera.” Il suo viaggio negli States ha incluso la California con i suoi senzatetto, la Virginia Occidentale con i minatori disoccupati, l’Alabama con la povertà di lungo corso della gente di colore e lo Stato di Washington, dove la classe operaia è improvvisamente diventata più povera.
Infine Alston ha pubblicato un rapporto, alcuni passaggi dei quali ricordano i tempi bui della “Grande Depressione” e del “capitalismo selvaggio”:
“Ho visto bagni a cielo aperto presso le porte delle case dove il governo non fornisce la rete fognaria… ho visto persone che avevano perso tutti i denti, dal momento che l’assicurazione medica per i più poveri non prevede le cure dal dentista… ho visto famiglie piangere per i loro cari che sono morti per un’overdose di oppioidi.”
Alston ha confrontato gli Stati Uniti con gli altri Paesi sviluppati. Si è scoperto che il divario tra i poveri e i ricchi in America è il più grande del mondo. Gli USA sono inoltre tra i leader nei termini di impoverimento dei giovani: il 25% dei giovani americani è considerato bisognoso a fronte del 13% dei coetanei di altri Paesi sviluppati. Peggio ancora, gli americani ora hanno una speranza di vita minore, si ammalano più spesso: questa tendenza non fa altro che peggiorare.
Allo stesso tempo sono stati sfatati molti miti e stereotipi. Per esempio quello secondo cui i poveri sarebbero esclusivamente persone di colore “svogliate” che vivono di sussidi sociali. In realtà i mendicanti bianchi sono 8 milioni in più di quelli afroamericani. La maggior parte di loro cerca lavoro da anni, ma la produzione automatizzata ha affossato le loro speranze. Ma anche chi ha un lavoro, non ha garantita più una vita dignitosa.
I lavoratori della Walmart hanno raccontato ad Alston che nei supermercati della più grande catena di negozi al dettaglio del mondo ricevono uno stipendio così piccolo che riescono a campare solo grazie ai coupon per i prodotti gratuiti.
In Russia la gente pensa che il livello di vita in Occidente sia così alto che le denunce sulla povertà siano un capriccio di consumatori “viziati”. Inoltre la povertà nei Paesi simbolo del benessere non è così scioccante come lo è in Africa o in India e passa inosservata sotto gli occhi dei turisti.
Ma c’è un particolare. La gente nelle strade è vestita decorosamente perché i vestiti durante i saldi sono venduti a prezzi stracciati. I pensionati possono permettersi un cappuccino o il caffè al bar, ma le loro case per mesi sono senza riscaldamento: è troppo costoso. La natura nascosta di questa povertà non la rende meno dolorosa. Nei Paesi più avanzati del mondo, milioni di persone soffrono regolarmente di fame e freddo. Dal loro menù scompare la carne, non ci sono abbastanza soldi per comprarla. Le loro carte di credito sono in profondo rosso e non hanno modo di estinguere il loro debito.
Siamo abituati a prendere in giro gli inglesi, che cominciano a preoccuparsi non appena nevica. Perché non capiamo che per la maggior parte delle famiglie il freddo comporta enormi spese per il riscaldamento. Per risparmiare i pensionati non lo accendono durante la notte, e al mattino li trovano congelati. Nel 2016 40mila persone sono morte in questo modo. Mediamente durante l’inverno ogni 7 minuti un anziano inglese muore per il freddo nella sua stessa casa. E’ persino apparsa l’espressione “povertà di riscaldamento” (“fuel poverty”), che colpisce 2,3 milioni di famiglie inglesi ed 800mila scozzesi.
Milioni di inglesi sono costretti ad ottenere gratuitamente pacchi di prodotti alimentari alle banche del cibo. La più grande rete di queste associazioni di beneficenza è The Trussel Trust. L’anno scorso la fondazione ha distribuito 1,18 milioni di kit con cibo per tre giorni, tra cui a 446mila bambini.
Nella prima metà del 2017 il numero di consegne di questi pacchi è aumentato in diverse regioni dal 12% al 30%, a dicembre la fondazione ha chiesto maggiori sforzi ai suoi donatori, avvertendo che in caso contrario non ce l’avrebbe fatta a dare ai bisognosi il cibo gratuito per Natale.
In questo contesto in prossimità del Natale il giornale Independent ha lanciato il progetto “Aiuta i bambini affamati”. Il discorso non riguarda i bambini africani, ma comuni bambini inglesi. Spesso tutto il cibo che ottengono durante il giorno proviene dai pasti gratuiti nelle scuole e dai kit forniti dalle organizzazioni di beneficenza. Un giornalista dell’Indipendent ha ricordato amaramente Dickens dopo aver visitato una delle banche del cibo:
“A differenza di Oliver Twist, i bambini che abbiamo incontrato alla banca del cibo non chiedevano “di più!”. Sembravano contenti di ricevere almeno qualcosa.”
L’opinione dell’autore può non coincidere con la posizione della redazione.
Fonte: https://it.sputniknews.com/economia/201801045479170-occidente-paesi-impoverimento-poveri/