Per Bergoglio tutte le religioni sono buone: schiaffo ai Santi Martiri Cristiani!

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In verità è la “Nostra Aetate” del Concilio Vaticano II che pone le basi dottrinali per parificare l’unica Via, Verità e Vita (Gesù Cristo) con l’errore (eresie, altre religioni, altre filosofie, ideologie nichiliste ecc.). Questa parificazione ha edificato, negli anni, la nuova Chiesa ecumenista, cosmopolita conciliare, che non è Cattolica perché contraddice il Dogma trinitario, proprio mettendolo sullo stesso piano di Allah, Yahvè, Lutero e compagnia. Quindi Bergoglio è solo l’ultimo (per ora) degli apostati occupanti il Soglio di San Pietro, le diocesi e le parrocchie. Prima di lui, arriviamo fino a Roncalli. 
LA PASSIONE DI PERPETUA E FELICITA
Bergoglio dovrebbe vergognarsi profondamente leggendo le poche righe che seguono: queste due giovani donne avrebbero potuto salvarsi molto facilmente per quella che il giudice riteneva una mera formalità: incensare gli idoli. Invece Bergoglio incensa ed onora gli idoli esclusivamente per la propria vanagloria!
ATTI DEL MARTIRIO DELLE SANTE PERPETUA E FELICITA
I Scoppiata, durante il consolato di Valeriano e Gallieno, la persecuzione, vennero arrestati in Africa, nel-la città di Tuburbio, i venerabili giovani Satiro e Saturnino, fratelli; Revocato con Felicita sua sorella; e Perpetua, che era di famiglia nobile, aveva padre e madre, due fratelli e un figlio lattante (essa infatti era nell’età di ventidue anni).
Il proconsole Minucio disse loro:
I principi invittissimi Valeriano e Galieno hanno dato ordine che sacrifichiate.
Satiro rispose:
Noi non lo faremo, perché siamo cristiani.
Il proconsole li fece rinchiudere in carcere; l’ora in-fatti era trascorsa.
II Il padre di Perpetua, quando seppe che essa era stata arrestata, corse al carcere e, non appena la vide, disse:
Che cosa mai facesti, o figlia? Hai portato il disoonore sulla tua famiglia. Nessuno mai della nostra fami-glia è stato messo in carcere.
Perpetua allora gli disse:
Padre….
Ed egli rispose:
Ebbene, o figlia?
Perpetua disse:
Ecco, vedi, a mo’ d’esempio il vaso che sta lì, sia esso di coccio o di qualsiasi materia?.
Ed egli rispose:
Lo vedo. Che c’entra?
Perpetua disse:
Forse che si può designare con altro nome di quello che è?
Ed egli rispose:
No.
Perpetua disse:
Così anch’io non posso avere un nome diverso da quello che sono: cristiana.
Udita quella parola il padre si avventò su di lei, volendo cavarle gli occhi: e gridando, conturbato, se ne usci.
III Furono tenuti in carcere per molti giorni, passati pregando ed élevando suppliche a Dio senza intermissione; e Santa Perpetua, avendo avuto una certa notte una visione; la espose nel giorno che seguì ai santi compagni di martirio così dicendo:
Vidi questa notte in visione una scala di bronzo, straordinariamente alta fino al cielo; ed era così stretta che non si poteva salire se non uno alla volta. A destra poi e a sinistra erano infissi coltelli e spade in ferro, in modo che nessuno poteva guardare intorno a sé, ma solo al cielo. Sotto la scala si nascondeva accovacciato uno spaventoso drago di grande corpo, tanto che ciascuno era trattenuto dal salire per paura di lui. Vidi anche che Satiro saliva fino alla sommità della scala, e guardava in giù a noi, diceva: “Non vi spaventi il drago che sta in basso; confortati nella grazia di Cristo, salite senza paura per poter aver parte meco”.
Vidi anche vicino alla scala un vasto giardino pieno di verzura e ameno: e nel mezzo di esso stava seduto un vecchio in abito di pastore, che mungeva le pecore, e torno torno, in piedi, una moltitudine biancovestita: quando egli ci vide, ci chiamò a sé e diede a noi tutti da gustare prodotti del latte.
IV In seguito si presentò il proconsole Minucio, e, seduto davanti al tribunale, li fece condurre fuori e dis-se loro:
Sacrificate agli dèi; questo è l’ordine degli Imperatori.
Satiro rispose:
A Dio bisogna sacrificare, e non agli idoli.
Il proconsole disse:
Rispondi per te o a nome di tutti?
Satiro disse:
A nome di tutti perché uguale volontà è in tutti noi.
Il proconsole chiese a Saturnino, Revocato, Felicita ed a Perpetua:
Che cosa dite voi?
Ma essi risposero:
E’ vero: uguale volontà è in tutti noi.
Il proconsole fece allontanare le donne, e disse a Sa-tiro:
Sacrifica, o giovane, non ti credere di essere migliore dei principi.
Satiro rispose:
Io credo di essere migliore davanti al vero principe di questo secolo e del futuro, se meriterò di soffrire nel combattimento.
Il proconsole disse:
Convinciti, o giovane: sacrifica.
Satiro rispose:
Non lo farò.
Il proconsole disse a Saturnino:
Almeno tu, o giovane, sacrifica, sì che tu possa vi-vere.
Saturnino rispose:
Sono cristiano, non mi è lecito farlo.
Il proconsole disse a Revocato:
Anche tu forse segui la decisione di costoro?
Revocato rispose:
Concordo perfettamente nel loro desiderio per amor di Dio.
Il proconsole disse:
Sacrificate, affinché io non debba condannarvi a morte.
Revocato rispose:
Noi preghiamo Iddio appunto di meritarlo.
V Il proconsole ordinò che fossero portati via e che si presentassero Felicita e Perpetua.
E disse a Felicita: Come ti chiami? .. Rispose:
Felicita.
Il proconsole chiese:
Hai un marito?
Felicita rispose:
Ne ho uno che ora disprezzo.
Il proconsole disse:
Dov’è?.
Felicita rispose:
Non è qui.
Il proconsole disse:
Di quale condizione è? ».
Felicita rispose:
Plebea.
Il proconsole disse:
Hai genitori?
Felicita rispose:
No: però Revocato è mio fratello. Del resto non po-trò avere genitori più illustri di costoro.
Il proconsole disse:
Abbi pietà di te stessa, o giovane; e sacrifica per continuare a vivere, tanto più che, a quanto vedo, tu porti un infante nel tuo seno.
Felicita rispose:
Io sono cristiana; e sono stata ammaestrata a di-sprezzare tutto ciò, per amor di Dio.
Il proconsole disse:
Pensa a te: io sento compassione di te.
Felicita rispose:
Fa’ pure quello che vuoi; non potrai persuadermi.
Il proconsole disse a Perpetua:
E tu, che dici, Perpetua? Vuoi sacrificare?
Perpetua rispose:
Io sono cristiana e perseguo il significato del mio nome per divenir perpetua.
Il proconsole disse:
Hai genitori?
Perpetua rispose:
Sì.
VI Avendo avuto notizia dell’interrogatorio, i genitori di lei, padre e madre, i fratelli, il marito anche, insieme con il suo bambino che era lattante si presentarono, essendo di famiglia nobile. E il padre, vedendola in piedi davanti al tribunale del proconsole, si lasciò cadere con la faccia a terra e disse:
Figlia, anzi, non figlia ma signora, abbi compassione dei miei anni, del padre tuo, se pure merito di esser detto padre; abbi compassione della madre tua, che ti ha fatta arrivare a questo fiore dell’età; abbi compassione dei tuoi fratelli e di questo infelicissimo tuo marito; al-meno di questo bambino che non ti potrà sopravvivere. Recedi da codesta idea; nessuno di noi potrà continuare a vivere dopo te, poiché nulla di simile avvenne nella mia famiglia.
Ma Perpetua rimaneva immobile, e, guardando il cielo, disse al padre:
Non temere, padre. Tua figlia Perpetua, se tu non ti opponi, sarà una figlia perpetua.
Il proconsole le disse:
Ti commuovano, ti diano dolore le lacrime dei tuoi genitori, specialmente la voce del tuo figlioletto.
Perpetua disse:
Le loro lacrime mi potranno commuovere quando mi si troverà diventata straniera nel cospetto di Dio e nel-la comunione di questi Santi, con i quali, secondo la mia visione, io sono congiunta come con buoni fratelli.
Il padre poi, ponendole al collo il bambino, egli stesso con la madre e il marito prendendole le mani, piangen-do la baciavano, dicendo:
Abbi pietà di noi, figlia, vivi con noi.
Ma ella scostando il bambino e respingendo i suoi, disse:
Allontanatevi da me, artefici di iniquità; io non vi conosco: non posso ritenervi più grandi e più buoni di Dio, che si è degnato di guidarmi a questa gloria.
VII Vedendo la loro irremovibilità, il proconsole emanata la sentenza, ordinò che Satiro, Saturnino e Revocato, dopo essere stati flagellati, Perpetua e Felicita, do-po essere state schiaffeggiate, fossero rinchiusi in carcere in attesa di essere esposte alle, fiere nel giorno natalizio di Cesare’.
E mentre erano in carcere Perpetua ebbe una seconda visione: un Egiziano spaventoso e nero che giaceva ai loro piedi ravvoltolandosi: e la riferì ai santi fratelli e compagni di martirio. Ed essi intendendone il significato ringraziarono il Signore che, debellato il nemico del genere umano, li aveva ritenuti degni della gloria del martirio.
VIII Pieni di tristezza per la sorte di Felicita, che era nell’ottavo mese di gravidanza, s’accordarono di Innalzare tutti insieme preghiere a Dio per lei. E mentre pregavano, improvvisamente partorì una creatura viva. Ed uno dei guardiani le disse:
Che cosa farai quando sarai nell’anfiteatro se non puoi sopportare ora questi dolori? ..
Felicita rispose:
Qui soffro io, là invece il Signore soffrirà per me.
IX Quando dunque giunse il natale di Cesare, si ebbe un grande concorso di popolo all’anfiteatro per ve-derli. Il proconsole si fece avanti e comandò che essi fossero condotti nell’anfiteatro.
E, mentre essi s’avanzavano, anche Felicita li seguiva: dal sangue della carne essa era condotta al sangue della salvezza, dall’ostetrica alla spada; e, dopo i lavaggi del parto, meritò di essere lavata di nuovo nell’effusione di un bagno di sangue.
Fra i clamori della folla vennero posti nel mezzo del-l’anfiteatro, nudi, le mani legate dietro il tergo; rila-sciate fiere diverse, Satiro e Perpetua vennero divorati dai leoni.
Saturnino invece, sottratto agli orsi, fu ucciso di spada; Revocato e Felicita ebbero dai leopardi il compi-mento del glorioso combattimento.
Di questi illustri e beatissimi Martiri che, imperando Valeriano e Gallieno, subirono il martirio in Africa, nella città di Tuburbio, il giorno 7 di marzo, sotto il pro-console Minucio, leggete dunque gli atti, invocandone fedelmente la memoria, nella chiesa – o santissimi fratelli – ad edificazione comune, pregando la divina misericordia che, per le orazioni loro e di tutti i Santi, si prenda pietà di noi, si degni di farci loro compagni, a gloria e lode del suo nome, benedetto nei secoli dei se-coli. Amen.
Tratto da: “Apologia del Cristianesimo” Tertulliano – Biblioteca Universale Rizzoli 1956.
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