Altaforte cacciata da Torino: la repressione è cominciata

Altaforte cacciata ufficialmente dal Salone del libro di Torino. È quanto si apprende dopo le richieste della Città di Torino e la Regione Piemonte, fondatori del Salone, che hanno chiesto “Torino, la città del libro”, al di rescindere il contratto con la casa editrice. Richieste accettate nella giornata di ieri.
“È necessario tutelare il Salone del Libro, la sua immagine, la sua impronta democratica e il sereno svolgimento di una manifestazione seguita da molte decine di migliaia di persone”. Così dicono i democratici.

Casapound, che non è legata ad Altaforte nonostante si continui a sostenere il contrario, riferisce che farà causa. E l’editore – fiato sprecato – nel ricordare di non essere né razzista né antisemita, ma non va bene. È in realtà totalmente inutile provare a fare presente che prendere posizioni come quella di Francesco Polacchi non significhi negare l’olocausto o essere per forza antisemiti, la censura prosegue dritta e senza appelli. L’importante sono le etichette, e non i contenuti. Come sempre.
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Saviano, altra figuraccia: così gli risponde la Polizia

Saviano fa l’ennesima figuraccia, questa volta con la Polizia di Stato. Dopo le rivolte anti-nomadi della popolazione esausta di Casal Bruciato e le dichiarazioni di Matteo Salvini sul dossier anti-rom, lo scrittore è andato giù duro sui social, prendendosela addirittura con le Forze dell’Ordine.Saviano, altra figuraccia: così gli risponde la Polizia
 
Un servizio d’ordine a disposizione della campagna elettorale di un partito”, la definisce Saviano su Facebook. Su twitter post simile ma più breve, con la differenza che è proprio la pagina ufficiale della Polizia a rispondere, utilizzando frasi molto dure.
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Rinascita del fascismo? Una falsità. Parola di Emilio Gentile

Nel suo ultimo libro Chi è fascista (Editori Laterza, 2019), lo storico Emilio Gentile, Docente di storia contemporanea all’Università La Sapienza di Roma, racconta come «fra i nuovi fascisti siano annoverati Trump, Erdogan, Orbàn, Bolsonaro, Di Maio Salvini».
Sull’allarme di un ritorno del fascismo, il professor Emilio Gentile spiega che «in questo voler scoprire i fascisti d’oggi, che non sono come i fascisti dell’epoca mussoliniana e non sono neppure quelli che oggi si definiscono fascisti, ma sono persone e movimenti che negano di essere tali, consiste l’ambiguità e la vaghezza dell’allarme per il rischio incombente sulla democrazia di un ritorno del fascismo sotto altre spoglie, che ritengo non esiste realmente. Esiste invece  effettivamente il rischio che, a furia di vedere fascisti dappertutto, si distolga l’attenzione da altre minacce, queste veramente reali, che incombono sulla democrazia e che nulla hanno a che fare con il fascismo, sotto qualsiasi veste lo si voglia immaginare».
Gentile spiega inoltre che «gran parte dei movimenti e dei governi, democraticamente eletti, oggi accusati di essere fascisti sotto altre spoglie, fascisti non sono. Sono anzi gli oltranzisti del metodo democratico, fino a esigere la democrazia diretta».
A La7, qualche mese fa, Emilio Gentile spiegava ad Enrico Mentana: «Ci troviamo all’inizio del Ventunesimo secolo a riconoscere che praticamente quasi tutto il mondo è infettato dal fascismo. Questo non aiuta a capire quello che sta accadendo in Italia […] Diventa un alibi perché quando si individua un nemico si cerca di coalizzare tutto contro quest’ultimo e lo si ingigantisce quando in realtà non è un pericolo reale e si ignora il pericolo vero […]. C’è un fenomeno, uno svuotamento di ciò che è la democrazia, come metodo e ideale, anche nelle democrazie più anziane e consolidate».
Fonte – https://oltrelalinea.news/2019/05/07/rinascita-del-fascismo-una-falsita-parola-di-emilio-gentile/

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Ius Soli e Porti aperti: la ricetta-suicidio del Pd di Zingaretti

Il Pd di Nicola Zingaretti non è nulla di nuovo. La “sinistra”, infatti, non ha imparato assolutamente nulla dalle ultime batoste elettorali in tutta Europa e si appresta a perdere anche le prossime elezioni europee. Come nota Libero, a Piazza Pulita era ospite proprio il segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti, che ha ribadito la linea “Open borders” della sinistra rispetto all’immigrazione.
A pesare sulla linea del Pd, infatti, sono le migliaia di cooperative che in questi anni si sono arricchite grazie all’arrivo dei migranti nel nostro Paese – quasi 700 mila dal 2014 al 2017 – e che rappresentano un bacino di voti eccezionale per il partito. Senza contare il fatto che il Pd, come fece il Partito democratico negli Stati Uniti, punta ad ottenere il voto degli immigrati residenti in Italia anche nel prossimo futuro.
Ebbene Nicola Zingaretti ha ribadito a Piazza Pulita che bisogna avere il “coraggio di dire porti aperti”. E ancora, il segretario del Pd aggiunge: “Avrò il coraggio di dare all’Italia una legge che regoli l’immigrazione, abolendo la Bossi-Fini“.
Sempre a La7, il segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti si è impegnato a lottare per l’introduzione del diritto di cittadinanza automatico per gli immigrati di seconda generazione: “Ho l’ambizione di fare diventare una forza le nostre differenze sull’immigrazione, siamo alla vigilia di una guerra in Libia”.
Secondo gli ultimi sondaggi, l’effetto Zingaretti è morto sul nascere. Il Pd è già calato al 20 per cento in uno scenario in cui anche la Lega scende al 31,9 per cento mentre il M5s recupera qualcosina e sale al 21,4.
fonte – https://oltrelalinea.news/2019/04/19/ius-soli-e-porti-aperti-la-ricetta-suicidio-del-pd-di-zingaretti/

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Macron racconta favole a Mattarella: "Amicizia Italia – Francia indistruttibile"

“Il legame tra i nostri due Paesi e i nostri cittadini è indistruttibile. E’ molto più forte e più profondo di quanto non lo sia tra noi al nostro livello”. Italia e Francia amici per sempre. Emmanuel Macron ama le favole. Come il nostro presidente Mattarella d’altronde, il quale ci aveva deliziato appena il giorno prima, con le sue dichiarazioni del Primo Maggio, in cui era stato capace di inventarsi un fantomatico “Stato sociale europeo” non solo mai esistito, ma distrutto dalle politiche economiche dell’UE negli ultimi vent’anni.
Ieri ci ha pensato il presidente francese a deliziarci con questa ennesima perla leggendaria – oggettivamente ripetuta da anni a macchinetta da tutti i media di massa – secondo la quale Francia e Italia sarebbero “paesi amici”. Il contesto sono le celebrazioni del 500esimo anniversario della morte di Leonardo da Vinci.
“Se abbiamo fatto la pace tra Italia e Francia? Non ce n’è bisogno, i legami sono talmente forti, storicamente profondi che non ce n’era bisogno“. Dice Macron. Quanto amore e quanta vicinanza.

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Primo maggio, la faccia tosta di Mattarella: "L'Europa tutela il lavoro"

“I diritti del lavoro, sorti nella contrattazione, sono divenuti diritti universali e hanno plasmato un modello di Stato sociale che, via via, ha rafforzato le misure generali per l’assistenza, il bisogno, la malattia, la vecchiaia. Questo sistema di diritti, che mette al centro la persona, si chiama Europa.” La faccia tosta del presidente della Repubblica Mattarella, non ha proprio fine, anche il Primo maggio.
Così il capo dello Stato si è espresso in occasione del discorso per le celebrazioni della festa dei lavoratori. Evidentemente Mattarella ha dimenticato i livelli di disoccupazione galoppante in cui è sprofondata non solo l’Italia, ma gran parte dell’Europa da quando l’Unione Europea ha iniziato ad esistere come realtà economica consolidata. Ha dimenticato il precariato, divenuto ormai una costante di una società come la nostra che trent’anni fa, pur in modo imperfetto, tutelava la sicurezza del lavoro come pochi altri in Occidente.
Proseguendo, Mattarella ha sostenuto che “se l’Unione è stata formata dagli Stati nazionali, adesso solo la forza unitaria del continente può assicurare la difesa di quei principi”. Per ora – e “per ora” si intende da vent’anni a questa parte – il “continente unito” non ha fatto altro che schiacciarli, qui principi, caro presidente.
E, sempre “per ora”, lo Stato sociale da lei citato è stato distrutto, caro presidente.
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fonte – https://oltrelalinea.news/2019/05/01/primo-maggio-la-faccia-tosta-di-mattarella-leuropa-tutela-il-lavoro/

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Cimiteri con croci coperte, l'ultima sinistra follia

Cimiteri senza croci o con croci coperte. Avete letto benissimo. Il motivo è ovviamente quello di non offendere le altre religioni. Che la follia venga da sinistra non ci sarebbe nemmeno bisogno di intuirlo, ma le spiegazioni sono ancora più comiche.
Tanto per cominciare, l’iniziativa viene dal sindaco PD di Pieve di Cento (Bologna), con un messaggio chiaro: coprire i simboli cristiani nei cimiteri per “non turbare” nessuno, nello specifico probabilmente i musulmani, minoranza ormai crescente nella provincia.
Nel corso della puntata di “Dritto e Rovescio” condotta da Paolo Del Debbio, la consigliera regionale del Veneto Alessandra Moretti (sempre PD) ha difeso la stramba proposta: “C’è la possibilità di coprire temporaneamente con delle tendini amovibili, che salgono e scendono, i simboli religiosi”, ha detto.
Non vanno turbati “i laici”, ribadisce.
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fonte – https://oltrelalinea.news/2019/04/30/cimiteri-con-croci-coperte-lultima-sinistra-follia/

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La violenza "fascista"? Inventata, lo dicono i numeri

La violenza “fascista” è un’invenzione dei media e dei politici. A confermarlo non sono soltanto le cronache giornalistiche, ma anche i dati dell’ultimo dossier del Viminale.
Il partito davvero oggetto di atti intimidatori e violenti è, attualmente, la Lega. Dal primo gennaio ad oggi il Carroccio è stato vittima di 60 atti definiti “intimidatori” e 66 meno gravi ma comunque “degni d’attenzione”.  Nel 2018, da quando il partito guidato da Matteo Salvini è al governo, si assiste da giugno al 31 dicembre a ben 138 atti violenti, uno ogni 32 ore.
L’ultima azione vandalica è stata registrata qualche giorno fa, come abbiamo riportato anche noi di Oltre la Linea: deturpata la sede della Lega a Bergamo, scritta “Salvini muori” sul marciapiede, vetrina totalmente imbrattata di vernice rossa.
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fonte – https://oltrelalinea.news/2019/04/29/la-violenza-fascista-inventata-lo-dicono-i-numeri/

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Vergognatevi

Stasera, a Milano e a Verona saremo presenti alle commemorazioni per Sergio Ramelli.

Vergognatevi. Il polverone alzato contro le commemorazioni della morte di Sergio Ramelli è emblematico del male che albera in questo Paese. Perché a Milano, domani, si terranno due manifestazioni, una a favore di un ragazzo innocente, l’altra contro quel giovane, ucciso non soltanto dagli “antifa” del tempo, ma anche dagli attuali e dalle stesse istituzioni, decise a non riconoscergli nemmeno gli onori di una fine tragica, per la sola colpa di avere idee diverse, quelle che “uccidere un fascista non è reato”, perché tanto era giusto così e la verità è che ne sono convinti tutti.
La fiaccolata è organizzata da Forza Nuova, Lealtà e Azione e Casapound. La “protesta” contro la memoria del povero giovane dal collettivo “Milano antifascista antirazzista meticcia e solidale”.
E non parliamo nemmeno di Repubblica, che pur di nascondere la testa sotto la sabbia dell’indifferenza verso un ragazzo morto è stata capace di affermare che Ramelli “morì negli scontri con Avanguardia Operaia”. Articolo puntualmente “corretto”, probabilmente per non andare oltre nel livello già basso di dignità raggiunto ormai da decenni.
 

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Marocchinate: il 25 aprile simbolo anche degli stupri di massa

«Soldati! Questa volta non è solo la libertà delle vostre terre che vi offro se vincerete questa battaglia. Alle spalle del nemico vi sono donne, case, c’è un vino tra i migliori del mondo, c’è dell’oro. Tutto ciò sarà vostro se vincerete. Dovrete uccidere i tedeschi fino all’ultimo uomo e passare ad ogni costo. Quello che vi ho detto e promesso mantengo. Per cinquanta ore sarete i padroni assoluti di ciò che troverete al di là del nemico. Nessuno vi punirà per ciò che farete, nessuno vi chiederà conto di ciò che prenderete » Cosi recitavano i volantini di guerra francesi che “ingolosivano” i goumier, i soldati marocchini assoldati tramite il cosiddetto Cef (l’esercito coloniale francese) che aveva lo scopo di aiutare i comparti alleati durante la campagna d’Italia, negli ultimi atti della seconda guerra mondiale. Le parole sono state attribuite al generale Alphonse Juin, che dopo le prime operazioni promise le “cinquanta ore di libertà” ai soldati. Dopo il 14 maggio del 1944 i goumier del Corpo di spedizione francese in Italia, che evitarono le linee tedesche nella Valle dei Liri, in provincia di Frosinone, e permisero all’esercito britannico di superare la Linea Gustav (ovvero la fortificazione che divideva l’Italia tra RSI e zona di occupazione alleata), razziarono senza troppi complimenti le aree circostanti, del basso Lazio, attuando violenze sulla popolazione – in particolare sulle donne – che oggi tutti ricordiamo e definiamo amaramente marocchinate. Nell’anno in cui perdurarono le violenze, si spinsero fino alla bassa Toscana. In realtà, gli stupri delle truppe marocchine erano cominciati già nel luglio ’43, dopo lo sbarco alleato in Sicilia.  In quell’occasione oltre 800 magrebini compirono saccheggi di ogni genere, violentando donne e bambini nella zona di Troina, in provincia di Enna. Secondo lo storico Michelangelo Ingrassia, i siciliani reagirono uccidendone alcuni con doppiette e forconi. Ma quello che accadde in ciociaria e nei territori circostanti produce dei numeri ancora più drammatici. Nel 2011 Emiliano Ciotti, presidente dell’Associazione Vittime delle Marocchinate, dichiara: “Nella seduta notturna della Camera del 7 aprile 1952 la deputata del PCI Maria Maddalena Rossi denunció che solo nella provincia di Frosinone vi erano state 60.000 violenze da parte delle truppe del generale Juin. Dalle numerose documentazioni raccolte oggi possiamo affermare che ci furono 20.000 casi accertati di violenze, numero del tutto sottostimato; diversi referti medici dell’epoca riferirono che un terzo delle donne violentate, che si erano fatte medicare, sia per vergogna o per pudore, preferì non denunciare. Facendo una valutazione complessiva delle violenze commesse dal Cef, iniziate in Sicilia e terminate alle porte di Firenze, possiamo quindi affermare con certezza che ci fu un minimo di 60.000 donne stuprate, ognuna, quasi sempre da più uomini. I soldati magrebini, ad esempio, mediamente violentavano in gruppi da due o tre, ma abbiamo raccolto testimonianze di donne violentate anche da 100, 200 e 300 uomini. Continua a leggere

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