di Leone Grotti
Fonte: Tempi
Con quale coraggio l’Europa parla di diritti? Con che faccia si riunisce per discutere di accoglienza, migranti, trasparenza, integrità, uguaglianza? Ieri e oggi si svolge per il quarto anno consecutivo a Bruxelles, nel cuore dell’Unione Europea, la fiera “Men Having Babies“, dedicata alle coppie gay che vogliono comprarsi un bambino con l’utero in affitto.
I CATALOGHI. All’interno delle sale del lussuoso hotel Hilton, frotte di uomini distinti e facoltosi maneggiano cataloghi stampati su carta lucida e patinata. Scorrono le foto delle donne che porteranno in grembo i “loro” figli, le surrogate, e che firmeranno appositi contratti che le obbligheranno a rinunciare a quei neonati portati in grembo per nove mesi.
SODDISFATTI O RIMBORSATI. Le coppie omosessuali che si recano alla fiera sfogliano le offerte “soddisfatti o rimborsati” per procurarsi bambini su misura a prezzi variabili, a seconda della “qualità”. Si va da un minimo di 95 mila dollari a un massimo di 160 mila. Consultano pacchetti completi con tutti i servizi: accompagnamento psicologico, assistenza legale, fornitura di ovuli e anche sperma (alla bisogna), fornitura di madre surrogata, voli e hotel nei paesi individuati dove farla partorire, eccetera.
COMPRAVENDITA DEI BAMBINI. La compravendita dei bambini si fa alla luce del sole, in giacca e cravatta, portafoglio alla mano, in barba a leggi locali e convenzioni internazionali. Nel 2015, infatti, il Parlamento europeo non ha forse condannato l’utero in affitto come forma di sfruttamento delle donne? E allora perché nessun parlamentare se ne esce dall’aula e va a verificare che cosa succede a pochi chilometri di distanza?
FIGLI SENZA MADRI. Nel 2015, la Commissione affari istituzionali del Senato belga non si è forse pronunciata all’unanimità contro la “gestazione per altri”? E allora perché nessun senatore, per non parlare delle senatrici, protesta contro una fiera che si svolge per il quarto anno consecutivo? E nel 1989 il Belgio non ha firmato la Convenzione internazionale dei diritti del bambino, secondo la quale «ogni bambino ha diritto a conoscere i suoi genitori ed essere cresciuto da loro»? E allora perché il governo non si oppone alla pubblicizzazione di una pratica che vende bambini senza madre?
E LA LEGGE? E sempre la stessa Convenzione non prevede che gli Stati firmatari «prendano tutte le misure appropriate sul piano nazionale, bilaterale e multilaterale per impedire il rapimento, la vendita o la tratta dei bambini a qualunque fine e sotto qualunque forma»? Ma che cosa si fa, oggi e domani, all’hotel Hilton se non vendere bambini al miglior offerente?
L’UE PERDE LA FACCIA. Se per il quarto anno consecutivo “Men Having Babies” si prende la briga di riunire i migliori esperti del settore e portarli in Belgio, significa che gli affari vanno bene. Significa che la gente compra. Anche quest’anno, nonostante la protesta di singoli coraggiosi, come il deputato socialista Philippe Close, la fiera ha aperto i battenti. Avanti così dunque. Ma l’Unione Europea non ci venga più a parlare di diritti. Ha perso la faccia.