Francesca Totolo scoperchia il vaso di Pandora sull'immigrazione

Francesca Totolo, hai sollevato un polverone con la vicenda del salvataggio di Josefa; settimana prossima uscirà il tuo primo libro Inferno s.p.a. (Altaforte Edizioni), un’analisi approfondita delle realtà che gravitano attorno al mondo dell’immigrazione via mare. E’ giunto forse il momento cui si riuscirà a scoperchiare il vaso di Pandora?
«Il vaso di Pandora è già stato scoperchiato nel 2017, quando il video di Luca Donadei, che mostrava le rotte delle organizzazioni non governative nel Mediterraneo, ha documentato quello che fino a quel momento era solo ipotizzato: le navi delle Ong imbarcavano i migranti a due passi dalle coste della Libia, e non nel Canale di Sicilia come riportato dalla stampa italiana. Da quel momento, grazie ad un lavoro certosino di ricerca, sono riuscita a evidenziare tutte le zone d’ombra delle organizzazioni, dai trasbordi che certamente non potevano essere definiti salvataggi, passando per la stretta collaborazione con la Milizia di Zawiya, i cui membri sono poi stati arrestati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, fino all’opacità dei dati finanziari delle Ong. Lo smalto rosso applicato dalle volontarie di Proactiva Open Arms allo scopo di “rasserenare” la naufraga Josefa, come fosse una normale prassi medica nei casi di grave ipotermia, è stato un ulteriore passaggio per svelare l’ipocrisia dei sedicenti umanitari. Da quel fumoso salvataggio, è nato un cortometraggio trasmesso sul canale Espn, dove ritroviamo la stella Nba, Marc Gasol, nei panni del “salvatore di migranti”. La sua presenza a bordo della nave Open Arms, con una troupe da fare invidia ad una grande produzione hollywoodiana, non era certamente casuale.
 

Di fatto, nella tua esperienza, che rapporto esiste tra le attività delle organizzazioni non governative di cui parli e i dati relativi a salvataggi e morti?

«Ho pubblicato diversi inchieste al riguardo. I dati, forniti dalle agenzie della Nazioni Unite, Unhcr e Iom, evidenziano chiaramente la relazione tra l’aumento delle morti davanti alle coste libiche e la presenza delle Ong. Ad esempio, nel 2016 con ben otto organizzazioni presenti nelle acque prospicienti alla Libia, si è toccato il record negativo di migranti morti, ben 4.851, mentre nel 2018, grazie al consolidamento degli accordi con il Governo di Tripoli, la chiusura dei porti alle Ong e il ritiro dalle missioni di Medici Senza Frontiere, Moas e Save The Children, il numero dei morti è sceso a 1.314.

I migranti sono vittime, prima di tutto? di chi e cosa?

«Le principali vittime del business dell’accoglienza sono stati purtroppo i migranti, illusi dai “responsabili marketing” assoldati dai trafficanti nei Paesi di origini, che hanno promesso ricchezza e welfare una volta raggiunta l’Italia e l’Europa. I migranti, per potersi pagare la tratta, spesso sono stati costretti a vendere le proprietà di famiglia o, ancor peggio, ad indebitarsi con la malavita locale che poi ha chiesto il conto una volta arrivati in Italia. Molti immigrati infatti, appena sbarcati, sono finiti in strada a spacciare per conto della mafia nigeriana, ormai la monopolista del mercato della droga. Peggiore sorte è toccata alle ragazze, passate direttamente dalle proprie città ai marciapiedi italiani, schiave del sesso e obbligate a vendere il proprio corpo dai loro stessi connazionali. Gli immigrati, in Italia, sono altresì vittime della malagestione dell’accoglienza. Molte cooperative, interessate evidentemente solo all’utile di bilancio, hanno ristretto al minimo i costi connessi al vitto e alloggio destinati agli ospiti, spesso alloggiandoli in strutture non adeguate e fatiscenti, e alimentandoli con cibi non certamente consigliabili ad esseri umani. Evidentemente gli immigrati sono considerati solo come una mera “risorsa” economica, e non certo come persone, soprattutto dalle cooperative più influenti che gestiscono i centri di accoglienza più grandi. Inoltre, i richiedenti asilo non più beneficiari dei 35 euro giornalieri, in seguito al diniego della protezione internazionale (la percentuale si aggirava sul 60 per cento del totale delle richieste), sono stati scaricati immediatamente dai centri di accoglienza, ritrovandosi quindi in strada senza nessuna possibilità di sopravvivenza nella legalità.

FONTE – https://www.ilprimatonazionale.it/approfondimenti/intervista-francesca-totolo-vaso-pandora-immigrazione-104584/

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