QUINTA COLONNA
di Marcello Veneziani
Anche il fisico Carlo Rovelli ha voluto allinearsi al Tema Permanente: attaccare il patriottismo perché si tramuta in veleno nazionalista, nazista e razzista, e cantare le lodi all’umanità senza frontiere. Ha scritto ieri un lungo articolo sul Corriere della sera intitolato “L’unica nazione è l’umanità”.
Ma perché dobbiamo tradurre l’amor patrio con la sua degenerazione violenta e razzista, non è possibile amare e tutelare la propria nazione, la propria civiltà senza degradare in xenofobia e razzismo? Quando parliamo di religione, la riduciamo forse al fanatismo e alla persecuzione religiosa? Quando parliamo di famiglia, di amore paterno, filiale o materno, dobbiamo necessariamente ridurla agli abusi e ai soprusi compiuti talvolta in suo nome? E cambiando versante, perché quando parliamo di uguaglianza non l’associamo subito al ricordo del Terrore giacobino o agli orrori del comunismo in tutti i suoi regimi? O quando parliamo di libertà la riduciamo forse agli abusi di libertà che conducono alla violenza, alla droga, alla sopraffazione e all’arbitrio?
L’amor patrio, il legame naturale e culturale con la propria nazione e le sue tradizioni, è un bisogno fondamentale dell’animo umano e appartiene ad ogni epoca e a ogni civiltà. Ci sono vari modi di intendere quel legame. Oggi, il modo più coerente non è chiudersi nelle tribù l’un contro l’altra armate, ma integrare le nazioni in contesti più ampi, come l’Europa, e riconoscere reciproca legittimità e valore alle nazioni, la tua come la mia. Ma si può amare l’umanità a partire dalla propria città, dalla propria terra, dalla propria nazione. Sentire la solidarietà a partire da chi è più vicino verso chi è più lontano.
L’amor patrio come legame comunitario, passione per la civiltà e la tradizione, non deve essere cancellato o criminalizzato né ridotto alla sua scimmia, il razzismo, ma va ripensato nella nostra epoca globale e visto anzi come proficua compensazione rispetto alla globalizzazione, allo spaesamento e alla perdita del territorio, dell’identità. Che produce mali almeno analoghi a quelli di chi riafferma in chiave aggressiva o prepotente quelle esigenze tradite.
Quando Rovelli dice che “politiche nazionaliste o sovraniste stanno dilagando nel mondo, aumentando tensioni” non gli sorge il dubbio che quelle politiche siano nate proprio per reagire a chi ha calpestato, umiliato e ferito le sovranità nazionali e popolari, magari accompagnando la loro “missione” con guerre umanitarie, bombe intelligenti, colonialismi sotto falso nome, golpe per imporre la propria democrazia e il proprio modello ai riluttanti?
Rovelli poi fa una capriola in tema di nazione: l’identità nazionale è “una cosa buona se aiuta a superare gli interessi locali”, ma diventa una cosa falsa e iniqua se “promuove l’interesse di un gruppo artificiale, la nostra nazione, invece che un più ampio bene comune”. Ma che modo di ragionare è? E’ vera o falsa, buona o cattiva solo se è utile o meno all’ideologia global? E poi, perché la nazione sarebbe un gruppo artificiale e una società global no? Perché lo Stato nazionale sarebbe artificiale e l’Onu invece sarebbe autentico?
Tra l’uomo e il mondo, tra il singolo e l’umanità, ci sono ambiti, sfere e mondi che non possono essere cancellati con un colpo di spugna. L’uomo vive in quei cerchi concentrici, è il suo habitat, la sua vita. È pericolosa l’utopia di chi sogna una società molecolare di massa, dove tra l’individuo e il mondo non esiste in mezzo niente, eccetto i poteri della tecnica, della finanza, gli apparati militari e polizieschi. È un sistema globalitario, che violenta l’animo umano, la natura e la storia: se le radici a volte possono generare conflitti, lo sradicamento è già in sé un atto violento, che genera altre violenze, pro e contro.
Continuate pure a pensare di estirpare il legame con la propria patria, confondendo un bisogno naturale con la sua malattia, e raddoppierete i mali del mondo: creando mostri global e mostri local. E perdendo ogni consonanza col comune sentire. Continuate pure a non riconoscere cittadinanza e legittimità all’amor patrio, così costringerete chi vuol coltivare quei legami a pensarli solo attraverso il conflitto, l’odio, le guerre d’indipendenza. Non state rendendo un buon servizio nemmeno alla vostra causa global, figuriamoci a quella dell’uomo e della civiltà.
Fonte: http://www.marcelloveneziani.com/articoli/il-fisico-contro-le-patrie/